Il carcere di Bellizzi Irpino continua a essere al centro dell’attenzione della cronaca: dopo le polemiche per la presunta diffusione di foto e video girati dai detenuti nella casa circondariale avellinese e pubblicati sul social network Tik Tok, questa volta la polizia penitenziaria ha trovato venticinque cellulari nascosti nel doppio fondo delle pentole. Il clamoroso ritrovamento è avvenuto a opera degli stessi agenti. L’escamotage usato dai carcerati per introdurre nell’istituto penitenziario di Bellizzi Irpino smartphone e apparecchiature elettroniche è stato dunque reso noto dopo che erano stati scoperti diversi cellulari in possesso dei reclusi, grazie ai quali erano costantemente in contatto con l’esterno, navigando tranquillamente su internet e comunicando in maniera indisturbata sui social network. Nel corso delle ispezioni effettuate nella mensa del penitenziario, in seguito ai sospetti di infrazione dei regolamenti per evadere l’isolamento, gli agenti hanno rinvenuto diciannove microcellulari e sei smartphone completi di caricabatterie che erano stati sistemati e perfettamente occultati nel doppio fondo di quattro pentole.
Sulla scoperta è intervenuta l’Uspp, l’Unione dei sindacati di polizia penitenziaria, che tramite Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, rispettivamente presidente e segretario regionale dell’unione sindacale, ha chiesto l’introduzione nell’ordinamento giuridico di un reato specifico che preveda la reclusione fino a quattro anni per tutti coloro che tentano di introdurre telefonini e apparecchiature elettroniche non consentite all’interno delle carceri. Secondo i due portavoce del sindacato, infatti, è grave che un illecito così frequente non sia perseguibile penalmente nonostante rappresenti un rischio concreto per l’ordine e la sicurezza. Nella nota pubblicata a mezzo stampa l’organizzazione sindacale ha infine chiesto strumenti adatti per eseguire una schermatura completa delle sezioni detentive.
Il caso accaduto nel carcere di Bellizzi Irpino non è l’unico nel suo genere. Di pochi giorni fa, infatti, è la notizia di un sacerdote che aveva il compito di celebrare le funzioni religiose nel carcere di Carinola, nel Casertano, scoperto con nove telefoni cellulari addosso destinati anch’essi ai detenuti. Nel Beneventano invece, nel carcere minorile di Airola, sarebbero stati scoperti alcuni giovani carcerati scambiarsi materiale pornografico sui tablet forniti dal ministero dell’Interno. Si tratta di tre casi che hanno allarmato non poco i sindacati della polizia penitenziaria che chiedono più controlli e un maggiore rispetto delle regole all’interno dei penitenziari.
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