Un gesto simbolico forte, da parte di chi vede i propri progetti di vita e la propria attività economica soccombere sotto i colpi dell’emergenza epidemiologica in corso. Questa, in breve, la situazione che stanno vivendo un gruppo di baristi e ristoratori di Benevento e provincia, che nella giornata odierna hanno consegnato le chiavi dei propri esercizi al primo cittadino del capoluogo sannita, Clemente Mastella. Un atto che vuol essere un’accorata richiesta di aiuto da parte di una categoria che, oggi, non si sente tutelata. Stando alle direttive arrivate dal Governo, infatti, la ripresa delle attività nel settore della ristorazione sarà possibile solo a partire dal primo giugno, una data che a molti appare troppo lontana in assenza di un concreto supporto da parte dello Stato. Criticità, questa, che ha indotto i movimenti Horeca a organizzare manifestazioni analoghe nei principali municipi di tutto il territorio nazionale.
In una lettera aperta al sindaco Mastella, consegnata assieme alle chiavi dai quattro delegati giunti a Palazzo Mosti, gli esercenti hanno chiarito le motivazioni del loro gesto e proposto un dialogo più attivo sul tema: “Quando un imprenditore arriva soltanto ad immaginare di poter rinunciare al lavoro di una vita – si legge nella nota – e a compiere un gesto così grave per quanto simbolico, come la consegna delle chiavi del proprio locale, può essere mosso soltanto dall’istinto di sopravvivenza. Nessuna appartenenza politica – specificano i firmatari – nessun credo ideologico, nessun tentativo speculativo; soltanto amarezza, sofferenza e paura ci spingono ad indirizzare a lei le nostre disperate richieste di aiuto, non solo quale destinatario diretto di alcune di esse, ma soprattutto per investirla del delicato ruolo di portavoce delle nostre istanze presso le sedi istituzionali regionali e nazionali. Lei – scrivono al sindaco di Benevento i ristoratori – conosce perfettamente la realtà socioeconomica della nostra città e della nostra provincia, e sa bene con quanta dignità abbiamo sempre portato avanti le nostre attività in un territorio difficile, a cui anche lei da sempre sta cercando di dare un impulso produttivo e turistico. Ora, di fronte a questa terribile emergenza – continua la lettera – stiamo assistendo inermi alla distruzione dei nostri progetti. È come se un terremoto colpisse un centro abitativo di case già vecchie e logore, i danni sono maggiori che altrove, la ricostruzione e la rinascita più difficili. Abbiamo individuato una serie di misure che, rispettando i limiti imposti dalla emergenza sanitaria, ci potrebbero consentire di provare a salvare il nostro lavoro, quello dei nostri dipendenti e ridare il sorriso oramai spento a tante famiglie preoccupate. Come sempre noi faremo la nostra parte, con la tenacia e la caparbietà che contraddistinguono il popolo sannita. Le istituzioni – chiosano i ristoratori – questa volta, facciano la loro”.