Raffaele Cantone, magistrato presso l’Ufficio del massimario della Corte di Cassazione, ex presidente dell’Anac e protagonista da pubblico ministero di alcune delle più importanti azioni giudiziarie che hanno portato alla decapitazione di clan camorristici come quello dei Casalesi, è stato il relatore della videoconferenza su ‘Corruzione e infiltrazione mafiosa ai tempi del Covid-19-Codice degli appalti dopo il Covid-19’. A moderare e organizzare l’incontro, dopo quello con il professor Paolo Ascierto, è stato Gianluca Cioffi, presidente del Rotary Club Aversa ‘Terra Normanna’, che ha coinvolto nell’evento i circoli Rotary della Campania e non solo, presenti nella diretta web con i loro maggiori rappresentanti. Ad introdurre il giudice Cantone è stato Mario Spasiano, pro-rettore agli affari amministratici e direttore del master di secondo livello su appalti e contratti della Pubblica amministrazione presso l’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli.
Il primo argomento toccato da Cantone ha riguardato la criminalità organizzata e come questa’ultima sta approfittando o potrebbe approfittare di una circostanza drammatica rappresentata dal Covid-19. “Il rapporto tra criminalità organizzata e pandemia si sviluppa su numerosi aspetti – ha esordito il magistrato – a cominciare da un dato: l’Italia ha vissuto tantissimi momenti di emergenza. In tutte queste situazioni, quasi sempre c’è stata un’appendice legata alla presenza della criminalità organizzata. Da campani non possiamo dimenticare il ruolo che ha avuto, per lo sviluppo della camorra, la vicenda del terremoto dell’Irpinia. Durante la fase della ricostruzione la camorra, con i clan legati a Raffaele Cutolo, ha approfittato dei finanziamenti arrivati per la ricostruzione. In riferimento alla situazione attuale io credo che ci siano vari profili di interesse della criminalità organizzata. Proprio in questa fase la criminalità organizzata ha svolto spesso un ruolo di sostituzione delle istituzioni, un ruolo che qualcuno ha definito del welfare mafioso. Nei quartieri particolarmente difficili spesso le famiglie hanno avuto la possibilità di rivolgersi alle organizzazioni criminali, che si sono industriate per comprare la spesa alle famiglie, apparentemente facendo buone azioni. Sappiamo benissimo che queste non sono buone azioni, ma nella logica della criminalità organizzata sono molto significative. Sono strumenti per aumentare il consenso. Tutte le persone che in questa fase hanno avuto qualcosa, al momento opportuno saranno chiamate a dover restituire ciò che gli è stato dato, nascondendo le armi, aiutando a nascondere oggetti illeciti o persino dando ricovero a persone dei clan”.
Ma Cantone ha sottolineato un altro aspetto, legato alle scarcerazioni. “La criminalità organizzata sta approfittando di questo momento per ottenere scarcerazioni eccellenti. In una prima fase dell’emergenza Covid c’è stata una situazione difficilissima nelle carceri, situazione che apparentemente si è calmata. Gli unici ad averne in gran parte beneficiato sono alcuni esponenti della criminalità organizzata. Non voglio dare giudizi di merito. Molti di questi provvedimenti hanno una loro giustificazione giuridica, ma hanno creato l’impressione, soprattutto in certi contesti criminali, che la criminalità organizzata ne stesse approfittando”.
In particolare sulla scarcerazione di Pasquale Zagaria, il magistrato, come sua abitudine, non usa mezze parole. “Non sono in grado di esprimere un giudizio perché non conosco gli atti, posso semplicemente evidenziare dispiacere. Se Zagaria è malato è giusto che abbia gli arresti domiciliari. Se è vero tutto quello che è stato detto, cioè che Zagaria sarebbe stato scarcerato perché non sarebbero arrivate le risposte dal tribunale di sorveglianza, lo Stato non ha dato assolutamente un bel segnale. Questo lascia moltissimo l’amaro in bocca e rischia di apparire, soprattutto per i nostri territori, una rivincita dei mafiosi. Noi dobbiamo stare attenti anche al valore simbolico che hanno certi atti e al fatto che qualcuno li possa interpretare con un’altra chiave di lettura”.
Tornando ai rischi di un ritorno dell’attività criminale grazie al Covid-19, Cantone lancia l’allarme su quella che è conosciuta come la camorra imprenditrice. “È un terzo elemento che credo sia particolarmente preoccupante. Nella fase 2 ci sarà sicuramente un innesto di risorse enormi da parte delle istituzioni per far fronte al crollo del Pil. Innesto che significherà sussidi, nuove opere pubbliche e prestiti, magari a fondo perduto, per evitare il fallimento delle imprese. Si tratta di strumenti assolutamente necessari. Però la criminalità organizzata può approfittare di queste situazioni sotto due profili. Certamente ne può approfittare la criminalità imprenditrice che forse è quella che ha avuto meno danni dalla pandemia, perché ha liquidità in eccesso. Potrà approfittarne in modo enorme per drenare quelle liquidità che il sistema sta mettendo a favore delle imprese e soprattutto, elemento secondo me di maggiore preoccupazione, per insinuarsi nel tessuto delle imprese sane”.
Su come evitare questi rischi, l’ex presidente dell’Anac non si mostra ottimista. “Non so se lo Stato sarà in grado di garantire gli imprenditori onesti. In questa fase bisognerà correre e quando si corre il rischio è quello di fare dei pateracchi. Gli strumenti ci sarebbero, ma spesso sono strumenti molto lunghi. La legislazione che si sta mettendo in campo per la fase 2 rischia di privilegiare la velocità a scapito dei controlli. Il vero grande rischio è che possono approfittarne soggetti legati alla criminalità. Per sterilizzare questo rischio si è chiesto che, quantomeno, le banche facessero una segnalazione alla direzione nazionale antimafia, alle Dda o alla prefettura per capire se questi finanziamenti vengono dati a persone non integre”, ha concluso Cantone.
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