In attesa dell’apertura reale, che ci sarà in sala Causa al Museo e Real Bosco di Capodimonte al termine dell’emergenza sanitaria da Covid-19, il prestigioso ente museale napoletano ha inaugurato per il momento in modo virtuale l’attesa mostra dedicata al più significativo pittore del Seicento napoletano, Luca Giordano. L’esposizione, peraltro, è reduce dai trionfi parigini dei mesi scorsi, al Petit Palais della capitale transalpina, dove dal 14 novembre 2019 al 23 febbraio ha ottenuto notevoli riscontri di critica e di pubblico.
Intitolata Luca Giordano, dalla Natura alla Pittura, ideata da Sylvain Bellenger e curata da Stefano Causa e Patrizia Piscitello, la grande mostra (con oltre cento opere selezionate) è uno spettacolare racconto per immagini che propone una selezione delle opere più importanti dello straordinario artista partenopeo, ulteriormente valorizzate dall’allestimento a cura dell’architetto Roberto Cremascoli. “Giordano è stato – sottolinea il direttore di Capodimonte, Sylvain Bellenger – il più importante pittore barocco europeo dopo Rubens. Con migliaia di disegni, dipinti e affreschi è uno tra i massimi pittori del Seicento napoletano. È l’ultimo dei maestri napoletani da esportazione: da giovane soggiorna a Roma, dove osserva e disegna tutto, da Raffaello a Caravaggio, ma il suo sogno è eguagliare i maestri del Rinascimento veneto, Tiziano e Tintoretto passando per Veronese, che ha imparato ad amare attraverso Ribera e Mattia Preti. La mostra era stata programmata per aprire il 6 aprile, cioè questa settimana. Ora quando si aprirà? Non si può ancora dire, poiché i parametri in gioco sono troppo numerosi. Ma, nonostante l’epidemia che mette il mondo in sospeso, siamo voluti entrare comunque nel mondo di Luca, per il momento in modo virtuale“.
Articolata attraverso tre giorni, da domenica 5 a martedì 7 aprile, l’inaugurazione virtuale è stata realizzata sui canali social ufficiali del museo di Capodimonte, con una serie di appuntamenti testuali e audiovisivi affidati ai curatori e ad altri importanti esperti e storici dell’arte. Alle varie attività promozionali sta partecipando in questi giorni anche la storica associazione Amici di Capodimonte. Tutti i materiali, comunque, sono ancora consultabili sul sito dell’istituzione museale, mentre sulla pagina YouTube dedicata è possibili gustarsi un coinvolgente video di circa un quarto d’ora (realizzato da Carmine Romano, il responsabile del progetto di digitalizzazione del museo) nel quale è ottimamente spiegato il senso della mostra e lo sguardo è molto ben accompagnato lungo un suggestivo tour virtuale.
Il co-curatore Stefano Causa (docente di Storia dell’arte moderna e contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli) introduce così la spettacolare esposizione: “Giordano è il più grande pittore napoletano del Seicento, oltre che il più prolifico. A Napoli è il primo a liquidare gli eroici furori della pittura caravaggesca con una scrittura spregiudicata e colorata. Insofferente dei limiti della cornice, amplia la scelta dei soggetti che, tra gli amici del Caravaggio, si limitava a una rosa tutto sommato ristretta. Giordano reinventa il barocco romano – prosegue Causa – in una versione aggressiva e come scatenata: Rubens, Cortona e Bernini stanno sempre alle spalle. Ma si capisce che per saltar meglio ha preso la rincorsa lunga scegliendosi, tra i maestri, Tiziano e Veronese. E fu una miccia veloce: giovane e già ricco, la sua fama aveva oltrepassato i confini del Vicereame sbaragliando la concorrenza in alcuni dei mercati più competitivi del Paese. Negli spazi della sala Causa che sta dentro e, insieme, fuori del circuito di Capodimonte sarà possibile ristudiare capolavori provenienti dalla pinacoteca stessa, assieme a opere di raccolte italiane ed europee. Riprecipitare Giordano in un arredo barocco liberandolo, per tre mesi, dai vincoli di un museo moderno, è stata l’intenzione di Roberto Cremascoli, ideatore dell’allestimento. Giordano si vedrà documentato nelle fasi salienti ma, questa volta, non ballerà da solo. Per familiarizzarsi con il suo linguaggio proteiforme è bene documentare il passo di alcuni suoi maestri, dei compagni di strada e dei contemporanei che provarono a eguagliarne lo stile o, più saggiamente, se ne distanziarono. Alcuni dei più vividi riflessi di Giordano si ritroveranno in artisti a lui affini, ma che sperimentarono tecniche diverse: dalla pittura su vetro alle ceramiche alle nature morte. Ma rimane un punto fondamentale. Chiunque si cimenti in una mostra su Giordano a Napoli sa che la vera mostra di Giordano è Napoli con i dipinti e gli affreschi suoi: dalle chiese del centro alla collina del Vomero dove, nella certosa di San Martino, si dispiega il finale di partita tutto settecentesco del pittore. Consapevoli di questo – conclude lo storico dell’arte – abbiamo cercato di costruire una possibile ouverture; una sorta di invito al viaggio. E potremo dire di essere riusciti nell’intento solo se, una volta fuori della mostra, il visitatore curioso indossasse scarpe comode e, a giro per Napoli, andasse in cerca del suo barocco. Come una promessa di felicità“.