A Pompei la grande villa di Civita Giuliana restituisce lo stanzino occupato da schiavi, forse una piccola famiglia, ancora incredibilmente intatto con tutto il suo corredo di povere cose. Tre letti di corde e legno con i segni ancora evidenti delle stuoie che li ricoprivano, il vaso da notte accanto ai giacigli, mentre tutto intorno lo spazio è occupato da attrezzi di lavoro, il timone del carro, i finimenti dei cavalli, grandi anfore accatastate.
«Una scoperta eccezionale», spiega all’ANSA il direttore del Parco Zuchtriegel, «È rarissimo che la storia restituisca i particolari della vita dei più umili». Scoperte, dice il ministro Franceschini, «che fanno di Pompei un modello di studio e ricerca unico al mondo».
A Pompei, racconta all’ANSA il direttore generale dei musei Massimo Osanna, i nuovi scavi e in particolare quelli che stanno riportando alla luce la fastosa villa di Civita Giuliana «sono eccezionali e importantissimi anche per la miniera di notizie che offrono agli studi, tanti tasselli che addirittura cambiano anche la storia». Uno degli esempi, spiega, è proprio lo stato di conservazione strepitoso nel quale è stata ritrovata nella villa di Civita Giuliana la stanza in uso alla famiglia di schiavi: «Qui c’è la vita», sottolinea ed è eccezionale, perché «nella storia i resti materiali si riferiscono quasi sempre alle élite, abbiamo le grandi opere d’arte, i complessi architettonici, ma quello che resta della cultura materiale è sempre frammentario». Le indagini fatte, continua il Direttore generale, negli altri ambienti di questa tenuta, stanno portando alla luce «tasselli da mettere a sistema, i due calchi dei fuggitivi con gli abiti che si vedono molto bene, il sacco con il mantello di lana, che è stato recuperato e analizzato e che ci ha fornito una prova di più che l’eruzione sia avvenuta alla fine di ottobre, ora anche i tessuti che avvolgevano i finimenti nella grande cassa trovata sempre nello sgabuzzino abitato dalla famiglia di schiavi».
Un ambiente miracolosamente integro, quindi, profanato solo dai picconi dei tombaroli che sono passati alla ricerca di altri tesori. I buchi che hanno lasciato nei muri sono la memoria delle ferite inferte alla storia di questa imponente tenuta suburbana prima che la Procura di Torre Annunziata fermasse lo scempio e che si avviassero gli scavi che ora puntano a riportarla alla luce.