John Lewis non ce l’ha fatta a vincere la sua ultima battaglia contro il grave male che lo affliggeva ormai da tempo. L’attivista per i diritti civili delle popolazioni afroamericane negli Stati Uniti si è spento all’età di ottant’anni a causa di un tumore al pancreas. Lewis, che è stato negli anni uno dei protagonisti indiscussi delle battaglie per i diritti civili e sociali degli afroamericani, fu un’icona del suo tempo, e lo è rimasta fino a oggi, rivestendo la carica di deputato nello Stato della Georgia. A dare la notizia della sua scomparsa è stata Nancy Pelosi, presidentessa della Camera dei rappresentanti, che ha ricordato l’attivista di colore per il suo grande impegno profuso durante l’arco di tutta la sua esistenza nel condurre le battaglie per l’uguaglianza e la giustizia sociale negli Stati Uniti.
L’attivista americano, appartenente a una famiglia di semplici contadini, iniziò la sua militanza politica negli anni Sessanta, nel movimento giovanile intitolato Freedom riders che combatteva contro le discriminazioni e la segregazione razziale in Georgia. Durante gli anni dell’attivismo, dopo aver fondato lo Student Nonviolent Coordinating Committee, organizzazione studentesca per la nonviolenza di cui fu anche presidente, entrò presto a fa parte dei Big Six, ossia tra i sei principali leader del movimento che combatteva per i diritti degli afroamericani. Tra questi vi era anche Martin Luther King e assieme a lui partecipò alla storica marcia del 1963 su Washington. In quell’occasione, di fronte a una folla oceanica, il leader di colore pronunciò il famosissimo discorso I have a dream che contribuì a una svolta epocale negli Usa. Negli anni successivi allo storico discorso furono infatti approvati il Civil Rights Act e il Voting Rights Act, che riconoscevano formalmente pieni diritti civili e di voto alla popolazione americana di colore la quale, fino ad allora, aveva dovuto subire pesanti e violente forme di segregazione e di razzismo.
Dopo anni di battaglie per i diritti dei suoi fratelli John Lewis si è dovuto arrendere di fronte a una malattia invincibile, mortale e pericolosa tanto quanto il razzismo, uno dei principali mali che affliggono la società americana contemporanea e non solo. Sulla sua scomparsa si è espressa anche la National Association for the Advancement of Colored People, una delle principali associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti, che si è dichiarata fortemente scossa dal grave lutto che ha colpito una delle personalità americane più importanti e rappresentative del Novecento.
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