Dopo essere andati alla scoperta delle spiagge più belle della Campania, comincia il nostro viaggio tra i borghi più suggestivi della regione, tra antiche mura medievali, vecchi quartieri cittadini e meravigliose terrazze affacciate sul mare. La Campania, per la sua peculiarità territoriale e la sua conformazione geografica, offre scorci d’incanto che si sposano perfettamente con la storia e le tradizioni dei tantissimi borghi che sono disseminati lungo le sue coste e nell’entroterra: si tratta di luoghi molto diversi tra loro, ognuno con le proprie caratteristiche, ma accomunati dalla grande bellezza che ne contraddistingue i territori, grazie all’immenso patrimonio storico e culturale che custodiscono.
La prima parte del nostro viaggio parte dalla provincia di Napoli. Il territorio napoletano è stato soggetto, a partire dalla seconda metà dell’ultimo secolo, a uno dei più grandi piani di urbanizzazione a livello mondiale. Ciò ha portato purtroppo alla cancellazione di quelle che erano le particolarità e le peculiarità dei borghi che erano disseminati nei dintorni della città di Napoli, i quali, durante il boom edilizio iniziato sul finire degli anni Cinquanta e terminato solo alla fine negli anni Novanta, sono stati assorbiti in maniera quasi omogenea all’interno del tessuto urbano dell’area metropolitana in costante espansione.
Esistono però delle eccezioni che riguardano alcuni piccoli borghi affacciati sulla costa che sono rimasti pressoché intatti e hanno resistito ai fenomeni di urbanizzazione aggressiva. Uno di questi, per quel che riguarda la città di Napoli, è sicuramente il Borgo Marinari. Oggi è uno dei luoghi più suggestivi dell’intera città, diventando una delle mete preferite della movida, ma ha conservato in maniera inalterata la sua conformazione caratteristica da borgo di pescatori. Sorto sull’isolotto di Megaride, la leggenda vuole che qui fu sepolto il corpo della sirena Partenope dopo che si abbandonò alle correnti marine in seguito al rifiuto di Ulisse. Nel Primo secolo a.C. sull’isola fu edificata una villa per volere del console romano Lucullo, il quale vi passava gran parte del suo tempo dedicandosi all’otium e circondandosi di artisti e letterati tra i quali Virgilio.
Il poeta fu molto affezionato a questo luogo tanto da legarlo alla famosa “leggenda dell’uovo” secondo la quale il destino della città di Napoli sarebbe stato legato a un uovo sepolto sotto le mura dell’attuale Castel dell’Ovo. Nel Quinto secolo d.C. la villa divenne la sede di un monastero, mentre solo a partire dalla conquista di Napoli da parte di Ruggero il Normanno, nel 1140, parte degli edifici presenti sull’isola furono inglobati e fortificati all’interno delle possenti mura tufacee, che oggi costituiscono il nucleo originario del castello. Durante il regno dei Borbone e fino all’Unità d’Italia l’intero comprensorio fu trasformato in carcere. Solo a partire dagli anni del dopoguerra fu riscoperta la vocazione turistica del sobborgo, all’interno del quale sorsero numerosi ristoranti e locali tra cui il famoso Transatlantico, meta prediletta di artisti e attori partenopei come Totò e Sofia Loren.
Restando sempre a Napoli non si può non menzionare il piccolo borgo di Marechiaro. Nato come villaggio di pescatori lungo la costa di Posillipo, il nucleo abitativo originario sorgeva attorno alla chiesa di Santa Maria del Faro. Il luogo divenne famoso a partire dalla seconda metà dell’Ottocento grazie alla canzone Marechiare del poeta Salvatore Di Giacomo che parlava di una finestra bianca affacciata sul mare, oggi ancora presente. Negli anni Sessanta il borgo divenne uno dei simboli della dolce vita partenopea trasformandosi nella meta preferita di artisti e di attori che passavano per Napoli. Oggi il sobborgo è sede dei più rinomati ristoranti della città che offrono piatti a base di pesce mentre lo scoglione di Marechiaro, composto da conformazioni tufacee a gradoni che scendono dolcemente in mare, rappresenta uno dei tratti di costa più suggestivi del litorale partenopeo.
Spostandoci sul litorale flegreo, tra i borghi più antichi della Campania, c’è sicuramente il Rione Terra, nucleo primitivo di Pozzuoli. L’intero quartiere, che si diversifica in maniera netta dallo skyline della città, è il risultato di diverse stratificazioni storiche avvenute nel corso dei secoli. Il promontorio fu abitato fin dal Secondo secolo a.C., quando i romani, conquistata l’antica città greca di Dicearchia, poi rinominata Puteoli, vi costruirono una cittadella fortificata. Per secoli l’antico borgo fu legato ai destini di Roma, essendo Pozzuoli uno dei porti più importanti dell’Impero: in città sono ovunque presenti le tracce dei fasti dell’epoca a partire dall’Anfiteatro Flavio, eretto nel Primo secolo d.C. La storia del Rione Terra è tornata attuale a partire dal 1970, quando l’intero quartiere fu evacuato e abbandonato a causa del fenomeno del bradisismo. Dopo un lungo lavoro di riqualificazione e di restauro iniziato negli anni 2000 e durato oltre un decennio, l’antico quartiere a picco sul mare è tornato nuovamente visitabile: oggi l’intera area rappresenta uno dei principali siti archeologici della Campania.
Uno dei borghi di pescatori più suggestivi e meglio conservati della Campania è sicuramente la Corricella, sull’isola di Procida. Qui l’agglomerato urbano composto da casine colorate, terrazze, scalinate e giardini coltivati a limoni si affaccia come un grande anfiteatro sull’antico porto settecentesco, ancora oggi luogo dell’attività dei pescatori del posto. La Corricella è un luogo incastonato in un tempo remoto, dove non si notano le tracce della modernità: tra le sue ripide stradine battute dal sole si incrociano gli odori del mare con quello dei limoni e del pesce appena pescato. L’intero borgo è un tripudio di colori e di fragranze che donano a questo posto un’atmosfera magica. Sulla banchina del porticciolo, scelto da tantissimi registi come luogo perfetto per diversi set cinematografici, i tavolini delle locande si confondo con le reti dei pescatori, rendendo la visita sull’isola un’esperienza sensoriale a trecentosessanta gradi.
Chi sbarca a Procida non può non visitare anche l’antico borgo di Terra Murata. Si tratta di uno dei nuclei abitativi più antichi dell’isola e sorge nel suo punto più alto. Qui le case sono raggruppate in forma circolare quasi a costituire una fortificazione naturale a picco sul mare sorta attorno al cinquecentesco Palazzo D’Avalos e all’abbazia di San Michele. Tra queste mura ha sede anche la Scuola di Alta Formazione dell’Università “L’Orientale” di Napoli. La cittadella è raggiungibile solo attraverso una ripida salita che offre un panorama mozzafiato sul Golfo di Pozzuoli, su Capo Miseno e sul Golfo di Napoli.
Da Procida approdiamo a Ischia, la più grande delle isole partenopee. Di incantevole bellezza è il borgo di Sant’Angelo, ricadente nel territorio di Serrara Fontana. Il piccolo centro di pescatori è incastonato tra la meravigliosa spiaggia dei Maronti e la baia di Sorgeto. Di fronte al porticciolo si staglia il massiccio di Sant’Angelo, legato alla costa da una striscia di sabbia nera finissima. Oggi il luogo è diventato la meta prediletta di tutti coloro che si recano sull’isola verde per effettuare le cure termali. Tra i principali frequentatori di questa perla bagnata dal Tirreno c’è la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Dalle isole del Golfo ci spostiamo su uno dei tratti di costa più belli dell’intera regione: la Penisola Sorrentina. Sul territorio di Vico Equense sono diversi i piccoli borghi che si affacciano sul mare, tra questi spiccano per bellezza le frazioni di Seiano, famosa per le sue grotte marine, e Scrajo, nota per gli stabilimenti termali. Lo stesso nucleo originario di Vico Equense aveva le caratteristiche di un borgo fortificato prima che ne venissero abbattute le mura per lasciare spazio agli edifici più recenti. Dell’antica cittadella restano diverse tracce in città: la stessa chiesa della Santissima Annunziata, uno dei più bei connubi di architettura gotica e barocca dell’intera Penisola, sorge sui resti delle antiche mura costruite su di uno strapiombo a picco sul mare alto novanta metri. La vista da questa terrazza mozzafiato spazia sui golfi di Sorrento e di Napoli e si affaccia sul villaggio sottostante di Marina d’Aequa, trasformata a partire dagli anni Settanta da porticciolo di pescatori a molo turistico e stabilimento balneare.
Sul territorio di Massa Lubrense, alle pendici dei Monti Lattari, sorge la bellissima cittadina di Sant’Agata sui Due Golfi, così chiamata poiché affacciata sia sul Golfo di Napoli che su quello di Salerno. Il luogo nasce in origine come villaggio contadino dedito alla coltivazione dei limoni, che qui crescono profumati e rigogliosi come in nessun’altra parte del promontorio. Sant’Agata divenne famosa a partire dagli inizi del Novecento quando fu menzionata dallo scrittore britannico Norman Douglas nel suo romanzo Siren Land. Scendendo dall’altopiano in direzione della costa, ci si imbatte nel piccolo borgo di pescatori di Marina della Lobra, dove un complesso di abitazioni in stile marinaresco, molto semplici e colorate, degradano verso il molo, sposandosi perfettamente con l’ambiente circostante.
Ci trasferiamo verso l’interno, più precisamente nell’Agro nolano. L’entroterra napoletano non è così ricco di borghi come lo è sulla costa. A poca distanza da Nola sorge però Cimitile: non si tratta di un vero e proprio borgo ma in corrispondenza del centro cittadino si trova uno dei più importanti complessi paleocristiani della Campania, risalente al quarto secolo d.C. Lo stesso nome della città deriva dal latino cimiterium che sta a significare appunto “cimitero” in quanto l’intera area delle antiche basiliche fu anche una necropoli. Per tutto il Medioevo la cittadina fu una delle mete di pellegrinaggio più importanti dell’Ager Campanus. Oggi l’intero complesso monumentale, di grande suggestione storica e spirituale, è interamente visitabile ed è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’Unesco. Dal 1996 le basiliche paleocristiane ospitano il Premio Cimitile, una delle rassegne culturali e letterarie più importanti della regione.
Il nostro viaggio tra i borghi più caratteristici della provincia di Napoli termina a Somma Vesuviana, ai piedi del monte Somma, più precisamente nell’agglomerato medievale di Borgo Casamale. Il nucleo più antico della città vesuviana risale all’anno Mille e prende nome dall’aristocratica famiglia dei Casamala. L’impianto urbanistico originario, sorto attorno al convento di Sant’Agostino, si conserva ancora integro ed è perfettamente inserito all’interno della città senza aver subito pesanti stravolgimenti. A partire dal centro, dove sorge la Collegiata, si sviluppa un intricato reticolo architettonico composto da archi in pietra e viuzze in basolato. Ogni quattro anni le vie del centro antico vengono illuminate dalla tradizionale Festa delle Lucerne, un culto di origine pagana tramandato nei secoli che contribuisce a creare un clima di grande fascino e suggestione tra le strade del borgo.
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