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Home Mondo

Arriva una nuova plastica riciclabile all’infinito: studio pubblicato su Science Advances

Si tratta di un nuovo tipo di plastica che, a differenza di quella tradizionale, non è ricavato dal petrolio e dai suoi derivati

redazione di redazione
31 Marzo 2023
in Mondo, Società

Un gruppo di chimici ha annunciato di avere inventato una nuova plastica che si può riciclare un numero infinito di volte, senza perdere le sue qualità. Lo studio è stato pubblicato su Science Advances. La ricerca condotta da Allison Christy e Scott Phillips, ricercatori della Boise State University in Idaho (Usa), spiega come sia possibile trasformare questa sostanza (decisamente abbondante e prontamente disponibile) in un nuovo tipo di plastica riciclabile che potrebbe soppiantare quelle utilizzate oggi, spesso non riciclate o del tutto non riciclabili.

Le prospettive sono interessanti perché potenzialmente si tratta di un valido materiale di partenza per un’intera nuova generazione di materie plastiche riciclabili in un processo a circuito chiuso con rese maggiori del 90%, anche nel caso di miscele di più tipi di plastica, una cosa che oggi rende quasi impossibile riciclare efficacemente la plastica.

Hands placing bottles in recycling bin

Di tutti i materiali più o meno riciclabili di uso comune per l’uomo, la plastica è quello che più viene sprecato: in Italia, per esempio, che è uno dei Paesi più virtuosi d’Europa in quest’ambito, il 43% della plastica raccolta viene riciclato, mentre il 40% viene termovalorizzato (è impiegato cioè per produrre energia attraverso la combustione) e il 16,5 finisce in discarica; negli Stati Uniti, per dire, la percentuale di plastica riciclata ogni anno è appena del 10%. È colpa di comportamenti poco responsabili, ma anche di un problema intrinseco della plastica, che risulta indebolita dopo ogni processo di riciclo, perdendo dunque resistenza strutturale e, di conseguenza, valore. E la nuova “plastica riciclabile all’infinito” promette di risolvere esattamente questo problema.

Christy e Phillips hanno sviluppato il nuovo tipo di plastica dalle caratteristiche simili a quella convenzionale ma che, a differenza di quest’ultima, non è ottenuta a partire da petrolio greggio o dai suoi derivati. In più avrebbe l’ulteriore vantaggio, suggerito dagli esperimenti di laboratorio, che circa il 93% di essa potrebbe essere riciclato in un processo a circuito chiuso, riottenendo materiali di partenza puliti anche qualora la plastica fosse mescolata a carta, alluminio o rifiuti non trasformati di altre plastiche. La nuova plastica è basata sul Poli(etil cianoacrilato) (Peca), ottenuto a partire dal monomero usato per realizzare la super colla ed è facilmente riciclabile, perché le sue lunghe catene polimeriche possono essere spezzate termicamente a 210 °C e i monomeri che se ne ottengono costituiscono un prodotto pulito e pronto da riutilizzare, al contrario delle plastiche normali che non si degradano ma si frammentano e si disperdono nell’ambiente sotto forma di microplastiche o nanoplastiche.

Come spiegano gli autori della ricerca, questa nuova plastica riciclabile, una volta prodotta su scala industriale, potrebbe sostituire il polistirene che non è accettato nella maggior parte dei programmi di riciclo e che oggi è utilizzato come materiale di imballaggio leggero, per contenitori per alimenti da asporto o per fare piatti, tazze e posate usa e getta. Purtroppo questi oggetti rappresentano solo il 6% degli attuali rifiuti di plastica, per cui anche sostituirli con nuovi materiali riciclabili sarebbe poco più di una goccia nell’oceano e, tuttavia, Christy e Phillips pensano che con il tempo la loro nuova plastica potrebbe offrire un’alternativa competitiva rispetto ad altre forme di plastica anche oltre al polistirene.


Il problema della gestione e smaltimento delle plastiche è complesso e se il riciclo può apparire come una strategia nobile, non ci si può limitare a questo aspetto ma devono essere messi in atto altri sistemi che coinvolgano i consumatori, i governi e i produttori. Da questo punto di vista si può riflettere su alcuni casi interessanti. La Norvegia, ad esempio, ha fatto grandi progressi nell’attuazione di schemi che hanno portato a riciclare il 97% delle bottiglie di plastica mentre, all’opposto, un recente rapporto di Greenpeace USA, ha rilevato che solo il 5% circa della plastica è attualmente riciclato negli Stati Uniti, dopo che l’industria cinese del riciclo ha smesso di accettare i rifiuti di plastica provenienti da altri Paesi. Viceversa, la maggior parte di questi rifiuti è prodotta da poche aziende globali, per cui si potrebbero avviare azioni per spingere queste aziende a sviluppare tecnologie alternative per ridurre la produzione di plastiche monouso, così da affrontare all’origine la principale causa della crisi mondiale dei rifiuti.

Tags: plastica riciclabileprimopiano
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