I finanzieri del comando provinciale di Avellino, hanno eseguito, oggi, un’ordinanza di custodia cautelare applicativa degli arresti domiciliari nei confronti del commercialista A. A., emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Avellino, su richiesta della Procura irpina. L’indagato, molto noto nell’ambiente professionale, è ritenuto responsabile di plurime ipotesi di peculato e truffa, aggravata dall’abuso delle pubbliche funzioni svolte nel ruolo di curatore e custode giudiziario in molte procedure fallimentari ed esecutive pendenti dinanzi ai giudici avellinesi.
Nell’ambito del servizio svolto a carico di A. A., inoltre, è stato eseguito, contestualmente, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca obbligatoria del denaro e altri beni e utilità, fino a concorrenza dell’importo di oltre centomila euro. L’incipit delle indagini risale al luglio del 2019, quando fu inoltrata, al giudice fallimentare, una segnalazione per presunte anomalie nei movimenti di prelievo dai conti correnti di una procedura fallimentare da parte del commercialista. L’episodio portò all’emissione di un primo provvedimento restrittivo della libertà personale e di sequestro dei beni nei confronti dell’indagato, seguito dalla sua sostituzione nelle procedure fallimentari ed esecutive, in quel momento pendenti presso il Tribunale di Avellino. Le successive indagini, delegate alla compagnia della guardia di finanza di Avellino, hanno, però, consentito di delineare un contesto ben più grave e ripetuto nel tempo, con la ricostruzione di numerosissime operazioni di illeciti prelevamenti di fondi dai conti correnti delle procedure giudiziarie nell’arco di oltre un decennio. Movimenti illeciti che A. A. svolgeva con svariate modalità, anche falsificando materialmente i provvedimenti autorizzativi dei giudici delle procedure, redigendo successivamente false rendicontazioni. Contestate, inoltre, ipotesi di creazione di falsi modelli F23.
Il noto commercialista, tuttavia, non è il solo a essere coinvolto nelle indagini. Gli inquirenti hanno, infatti, messo sotto la lente d’ingrandimento, per singoli episodi, anche altri due avvocati, rispettivamente del foro avellinese e del foro romano, nonché, in un caso, due funzionari del Comune di Mercogliano. A questi ultimi, è contestato, in concorso con il principale indagato destinatario della restrizione, il reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

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