Nel corso di un’operazione condotta dai carabinieri in nottata tra Gragnano, in provincia di Napoli, e Ariano Irpino, nell’Avellinese, sono stati arrestati tre indagati, due dei quali a piede libero, mentre un altro era già detenuto in carcere, ritenuti vicini alla famiglia Apicella, sodalizio criminale attivo nel territorio stabiese, e accusati dei reati di incendio doloso e tentata estorsione. I reati contestati nei confronti degli indagati risalgono al 20 dicembre del 2019, quando fu incendiato un noto bar di Lettere, cittadina situata ai piedi dei monti Lattari. L’azione criminosa fu condotta contro i proprietari del locale con chiari intenti ritorsivi, poiché si erano rifiutati di pagare il pizzo agli emissari della famiglia criminale.
La lunga attività di indagine condotta dagli inquirenti, che hanno analizzato attentamente tutte le prove raccolte avvalendosi delle registrazioni video effettuate nell’area e delle intercettazioni telefoniche, ha permesso di identificare tre degli esecutori materiali dell’attentato. Gli investigatori hanno ricostruito i fatti accaduti la notte di quel fatidico 20 dicembre di un anno fa: gli attentatori, con l’ausilio di attrezzature da scasso, avevano forzato la saracinesca del bar per poi cospargere i locali commerciali di liquido infiammabile. Una volta dato fuoco all’esercizio commerciale si diedero alla fuga, facendo perdere le loro tracce. Le fiamme distrussero gran parte degli arredi del locale, provocando anche gravi danni all’edificio antistante. Quella notte, tuttavia, fu addirittura sfiorata una tragedia, in quanto nei locali dati alle fiamme era presente anche una bombola di gas, che per fortuna non ricevette alcun danno. Un sua eventuale esplosione avrebbe potuto sventrare l’intero edificio, causando danni ben più gravi e rappresentando un pericolo per la vita degli abitanti del palazzo.

L’attività di indagine ha permesso di acquisire i gravi indizi di colpevolezza a carico di R. A., membro della famiglia Apicella e già detenuto in carcere per altri reati: l’uomo è infatti ritenuto il mandante dell’azione ritorsiva la quale va collocata all’interno del giro di racket, di usura e di estorsioni gestito dal clan criminale stesso nei territori di Gragnano e di Lettere. Gli altri due indagati, ritenuti affiliati al sodalizio nonché esecutori dell’attentato, al termine delle formalità di rito, sono stati arrestati e condotti presso il carcere di Poggioreale.
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