Sesso, vendetta, violenza. “Bastardi a mano armata” di Gabriele Albanesi è un thriller a tinte pulp che cala all’interno di un’atmosfera tipicamente “tarantiniana” la classica storia di vendetta criminale in cui rapporti di sangue, ricatti e fiducia tradita costituiscono le pulsazioni che tengono in vita la suspense della storia. Michele (Peppino Mazzotta) vive in uno chalet di montagna con la moglie e la figliastra. Sergio (Marco Bocci) irrompe in casa prendendoli in ostaggio per recuperare il misterioso bottino di un furto avvenuto anni prima. Ad architettare il tutto c’è Caligola (Fortunato Cerlino) potente boss spinto ad agire da una vendetta personale. La forza della narrazione è nel suo dinamismo, messo in risalto dal terzetto di attori che ruota su sé stesso in un continuo scambio di sguardi, minacce, scontri armati e incontri fisici ravvicinati dove la violenza domina sino a diventare tortura.

Ed è proprio questa, dipinta sia come metodo estorsivo di informazioni sia come estrema punizione per la violazione del codice d’onore criminale, a dare impulso alla forza vendicatrice che è alla base del circuito emozionale del film. Il climax di violenza, crudeltà e perversione esplode, come nei migliori film d’autore, nel pittoresco quadro finale, dove rapide battute recitative fungono da apripista e da metronomo d’accompagnamento per scandire i suoni dello scontro a fuoco, del corpo a corpo e del massacro liberatorio. Un’esplosione di forza, ma anche di sentimento, che seduce lo spettatore in nome di una narrazione che vuole soprattutto essere “scena” e che rinuncia a qualsiasi pretesa valoriale per puntare dritta all’intrattenimento.
Segui già la pagina Facebook Il Crivello.it?