La Prefettura di Napoli, che negli ultimi giorni è intervenuta in merito alle polemiche sui funerali del sindaco di Saviano, morto per Covid-19, ha posto in essere una dura azione nell’ambito della lotta alla camorra, al fine di prosciugare il bacino di riferimento della cosiddetta “zona grigia”. Le attività commerciali e imprenditoriali, infatti, devono essere scevre da condizionamenti mafiosi al fine di garantire la libertà di impresa pulita. Per la Prefettura di Napoli è prioritario impedire alle organizzazioni criminali di penetrare i settori della Pubblica amministrazione per garantire il buon andamento della stessa. Pertanto, come la stessa Prefettura afferma in una nota, è in corso una mirata attività di monitoraggio per finalità di prevenzione antimafia sul conto delle imprese destinatarie di finanziamenti e appalti pubblici, nonché sulle attività produttive e commerciali.
L’esito degli accertamenti svolti ha fatto emergere, nel corso dell’ultimo mese, fenomeni di condizionamento da parte di organizzazioni criminali, attive sul territorio della provincia di Napoli, a carico di 12 imprese che pertanto sono state gravate da provvedimenti interdittivi. L’attività antimafia, tuttora condotta su vasta scala, è stata eseguita con l’attivazione delle verifiche antimafia previste dagli articoli 91 e 89 bis del Codice antimafia, approvato con Decreto legislativo numero 159/2011 che consentono rispettivamente al prefetto Marco Valentini di estendere le verifiche sia sulle imprese che instaurano rapporti con la Pubblica amministrazione (per appalti e finanziamenti) sia sul conto delle ditte che chiedono ad uffici pubblici il rilascio di autorizzazioni commerciali, licenze o iscrizioni in albi pubblici.