Un vasto e radicato sistema di tangenti che permetteva a chi pagava, con la connivenza di diversi pubblici ufficiali, di poter superare i concorsi di ammissione ai principali corpi delle forze dell’ordine. È la rete di corruzione sradicata dalla maxi-operazione della guardia di finanza che, da questa mattina, ha visto in azione circa 250 uomini del gruppo mobile e del comando provinciale di Benevento, supportati dai colleghi dei comandi di Avellino, Caserta, Napoli e Salerno. Nel mirino del procuratore Aldo Policastro e dell’inchiesta Par condicio ci sono ben 50 illeciti, per i quali risultano attualmente indagate 118 persone, compresi diversi esponenti delle forze dell’ordine. Su richiesta della Procura sannita, il Giudice per le indagini preliminari ha disposto l’esecuzione di 8 ordinanze applicative di misure cautelari: tre soggetti sono stati scortati in carcere, due sono stati posti agli arresti domiciliari, per altri due è arrivata la sospensione dai pubblici uffici e per uno è stato disposto l’obbligo di dimora.
Si tratta di persone, per lo più appartenenti ai diversi corpi dello Stato, che avrebbero percepito grosse somme di denaro da candidati di concorsi pubblici o, addirittura, persone interessate a prendere parte a concorsi non ancora pubblicati. A quanti pagavano loro tangenti, gli indagati garantivano l’ammissione nei vigili del fuoco, nella polizia di Stato, nella guardia di finanza o nei carabinieri. Tra i destinatari delle misure ci sarebbero tre funzionari dei vigili del fuoco, di cui due attualmente in servizio presso i comandi provinciali di Benevento e Venezia, un viceprefetto in forze al Dipartimento vigili del fuoco del ministero dell’Interno e tre persone appartenenti all’Arma dei carabinieri, alle fiamme gialle e alla polizia di Stato. I reati contestati, nello specifico, riguardano a vario titolo l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, la corruzione e la rivelazione di segreto d’ufficio. Sono state più di 50 le perquisizioni eseguite in diverse parti d’Italia, con lo scopo di reperire materiale informatico a fini probatori, mentre il denaro posto sotto sequestro preventivo ammonterebbe complessivamente a ben 370mila euro.
Segui già la pagina Facebook Il Crivello.it?
Commenti riguardo questo post