Ovazione per Mario Martone al 75° Festival di Cannes, per “Nostalgia”, il film in concorso, interpretato da Pierfrancesco Favino. Nove minuti di applausi e grande emozione per tutto il cast presente. Il lungometraggio che ha entusiasmato gli spettatori della première, è un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto da Ermanno Rea, nel 2016. Si tratta di una produzione italo-francese, Picomedia, Mad entertainment in associazione con Medusa film.

Girato nel Rione Sanità a Napoli, è la storia di Felice Lasco (Pierfrancesco Favino), un uomo che fa ritorno, dopo 40 anni, nella città partenopea: Felice, a quindici anni, in seguito a un tragico evento, lascia per sempre la città di Napoli e va a lavorare in Medio Oriente. Ma dopo tanti anni decide di tornare nel suo vecchio quartiere, per rivedere l’anziana madre (una splendida Rory Quattrocchi), che ha abbandonato all’improvviso e per cercare il suo grande amico di quando era ancora un ragazzo, Oreste Spasiano (Tommaso Ragno), con il quale condivide un segreto doloroso e che nel frattempo è divenuto un criminale, O’ Malommo, capo del racket di quartiere.

Sono in molti a consigliargli di andare via, di tornare dalla moglie in Egitto, ma lui sembra ancorato a Napoli da una forza invincibile. A guidarlo in una città che non è più sua, ma che ogni giorno che passa vuole riconquistare, un parroco coraggioso, Don Luigi, intrepretato da Francesco Di Leva e ispirato alla vera figura di “prete di strada” di Don Antonio Loffredo (sullo schermo compaiono anche i ragazzi del suo oratorio).
“Tante cose mi affascinavano nel romanzo di Rea – dice Martone a Cannes – ma soprattutto la possibilità di fare un film in un quartiere. Il film non si svolge a Napoli ma a Sanità, un’enclave che gli stessi napoletani conoscono poco. Questo mi dava la possibilità, cinematograficamente, di immaginarlo come un labirinto, una scacchiera, forme ‘borgesiane’ in cui i personaggi compiono il loro percorso e si misurano col proprio passato e il proprio presente. Sanità è un quartiere vero, con una forte dimensione umana, e offriva la possibilità di realizzare un ‘coro’. La svolta in questo film è stata quando ho capito che bisognava ‘buttarsi in strada’, incontrare le persone, che infatti sono diventate i rapporti che tesse Favino”.

Pierfrancesco Favino dice di essersi ‘completamente perso’ in questo viaggio, vissuto in maniera viscerale: “Non è possibile piegare la Sanità alle esigenze del cinema, è successo il contrario. E questo mi ha permesso di scoprire, come Felice Lasco, delle libertà espressive, delle zone di me che sapevo di avere ma non avrei potuto conoscere senza questo luogo, che è in effetti un protagonista del film”.
Adesso Napoli attende il cast il 30 maggio al Modernissimo, ma soprattutto il Rione Sanità aspetta tutti i protagonisti di questa favola meravigliosa, a luglio, nella settimana che il quartiere vive per San Vincenzo. E sarà festa vera.
