I carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli hanno tratto in arresto e rinchiuso in carcere il 32enne Giuseppe Arduino, esponente di spicco del clan Contini. Arduino era latitante dal 2019 ed è stato rintracciato nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli. Durante l’incessante ricerca, Arduino è stato scovato dai militari all’interno di una villetta di Capaccio, in provincia di Salerno.
Il 32enne era irreperibile dal 26 giugno 2019, quando venne data esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, nei confronti di 126 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso. Tra le persone destinatarie della misura cautelare in carcere c’era anche Arduino, il quale riuscì a darsi alla latitanza, terminata nella località cilentana.
Il clan Contini, nato nel quartiere Vasto di Napoli, è riuscito a diventare una vera e propria potenza economica, allungando i suoi tentacoli in Italia e in gran parte dell’Europa. Traffico di droga, estorsioni e riciclo del denaro sporco, sono le fondamenta illegali di un impero creato negli anni ’90.
Nel blitz del giugno 2019, oltre al clan Contini, sono stati colpiti gli storici alleati dei Mallardo e Licciardi. Era il consorzio criminale denominato “Alleanza di Secondigliano”, fondato Edoardo Contini, Francesco Mallardo e Gennaro Licciardi.
Un sodalizio criminale che aveva messo le mani sull’ospedale San Giovanni Bosco. Gli uomini dell’Alleanza controllavano praticamente il funzionamento di tutto nosocomio napoletano. Gli appalti, le assunzioni, ma anche truffe alle assicurazioni con falsi certificati medici e il pizzo sulle ambulanze per il trasporto delle salme.
In totale, il patrimonio sequestrato durante l’operazione del giugno dello scorso anno ammonta a 130 milioni di euro, tra cui 80 auto, 81 moto, un motoscafo di lusso, società, ristoranti e negozi di abbigliamento.
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