“Chi può metta, chi non può prenda”. Recita così la frase scritta su un foglio attaccato a un carrello posto fuori alcuni supermercati ed esercizi commerciali napoletani. È il motto del carrello sospeso. Si tratta di un carrello vuoto: a riempirlo chi vuole donare un pacco di pasta o di farina, una bottiglia di latte, qualsiasi altro genere alimentare di prima necessità; a rifornirsi chi, invece, queste cose non ha i soldi per acquistarle. Quel che resta viene poi smistato tra centri Caritas, mense e parrocchie che provvedono a distribuirlo alle famiglie in stato di bisogno.
L’idea, così come il nome, fa eco alla tradizione partenopea del caffè sospeso, consistente nel lasciare un caffè già pagato per chi non può permetterselo. Ma, anche se in questo caso non si tratta di una tazzina di caffè caldo da offrire a un estraneo, il principio alla base del gesto non cambia. Un’iniziativa che non ha alle spalle un organizzatore ufficiale, ma che, sin da fine marzo, è promossa da varie associazioni e cooperative sociali operanti sul territorio di Napoli dove la diffusione del gesto di solidarietà è alta e si concentra soprattutto nei quartieri del centro storico della città. In particolare, protagonista è il rione Sanità dove il tessuto sociale, già gravemente colpito da un alto tasso di disoccupazione e di povertà, ha subito un’ulteriore ferita a causa dell’emergenza Covid-19.
Un progetto spontaneo che presto ha trovato maggior sostegno con l’intervento dei protagonisti del terzo settore, attraverso appelli alla cittadinanza rilanciati sui social media, in primis Facebook, e alle richieste d’adesione fatte a diverse catene di supermercati, panifici e piccoli negozi di alimentari. Ma, come affermato dai promotori, non è stata necessaria né troppa insistenza né troppa pubblicità, avendo l’iniziativa trovato un fertile terreno di diffusione nella solidarietà delle persone che “qui sono di casa”. Così, in pochissimo tempo, i carrelli vuoti hanno iniziato a fare la loro comparsa e a riempirsi dei più svariati prodotti, prima solo fuori qualche piccolo centro, adesso fuori a più di duecento esercizi commerciali.
Tra i primi ad attivarsi come promotore, l’associazione Opportunity – una grande comunità contro la camorra che, dalla sua nascita nel 2010, promuove attività solidali e anticamorra proprio nel rione Sanità e che attualmente collabora con oltre dieci organizzazioni no profit per la sponsorizzazione del carrello sospeso.
“Nei primi giorni dell’emergenza – dice Davide D’Errico, presidente di Opportunity – ci sentivamo inerti nei confronti dell’emergenza. Così, abbiamo deciso di fare una cosa semplice, andare ciascuno nel proprio supermercato di riferimento e chiedere di mettere a disposizione un carrello. L’adesione è stata altissima: fino a una settimana fa avevamo mappato tutti i negozi che avevano aderito, ma a oggi il numero è talmente elevato che abbiamo perso il conto. Sappiamo che a volte c’è anche del pudore che trattiene le persone bisognose dal rifornirsi dal carrello sospeso. Per questo abbiamo anche attivato un servizio di consegna a domicilio di quanto raccolto nel carrello. Speriamo che il tutto duri fino alla fine dell’emergenza”.
Intanto, l’iniziativa si è diffusa anche altrove, consolidandosi in progetti simili promossi anche dalla III Municipalità del Comune di Napoli, e che si sono spostati anche sul territorio di Caserta e di Roma dove il carrello sospeso è promosso dalla Caritas diocesana. “Non ci interessa da chi o come l’iniziativa è attivata – continua Davide -. Chiediamo a tutti: quando andate a fare la spesa chiedete il permesso di poter lasciare un carrello vuoto dove poter donare. Se volete, lasciateci sopra un foglio con la frase ‘Chi può metta, chi non può prenda’, una citazione di Giuseppe Moscati, un simbolo di Napoli. Servirà a spronare e a stimolare alla solidarietà”.
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