“Chi pensa di rivolgersi in questo modo nei confronti di un rappresentante dello Stato non merita nemmeno la mia attenzione”. Catello Maresca ha legato il suo nome alla cattura di Michele Zagaria. Dopo tredici anni ai vertici della Direzione distrettuale antimafia è approdato in Procura generale di Napoli come sostituto. Insieme a Nicola Gratteri, alcuni giorni fa, Maresca è stato bersaglio di pesanti insulti e minacce via web, dopo un parere sulle recenti rivolte nelle carceri. Rabbia e odio che, naturalmente, non lo hanno scalfito.
Dottor Maresca sono passati alcuni giorni dalle minacce ricevute sul web. Si è fatto un’idea di chi potrebbero essere questi soggetti o chi rappresentano?
“Le minacce e gli insulti non fanno certo piacere, ma non ho neanche tanta voglia di commentare. Queste azioni si commentano da sole. Non mi sotto fatto un’idea di chi sono, né mi interessa. Chi pensa di rivolgersi in questo modo nei confronti di un rappresentante dello Stato non merita nemmeno la mia attenzione. Se poi si attiverà un procedimento che arriverà a qualche decisione vedremo, ma in questo momento è un atteggiamento talmente inqualificabile che non mi va di commentarlo”.
Lei ha criticato lo svuota-carceri emanato per evitare non solo contagi nei penitenziari, ma anche le rivolte che stavano dilagando. Crede che dietro a quest’ultime ci possa essere una regia più o meno occulta?
“La mia è una valutazione personale che è stata condivisa da altri commentatori. Le modalità con cui sono avvenute e si sono compiute queste rivolte e ciò che è accaduto subito dopo mi danno la sensazione che ci possa essere una regia occulta. Come e attraverso quali canali illeciti questo si è realizzato spetterà ai colleghi verificarlo. Noi possiamo dire adesso quello che ci sembra più logico. Questo tipo di manifestazioni, con quei modi, con quei tempi, in 22 istituti carcerari sparsi nel Paese, sembrano far propendere per una regia occulta”.
Siamo in piena emergenza sanitaria per il Coronavirus. Come si sta muovendo, in questo periodo di restrizioni, la criminalità organizzata?
“Una percezione investigativa non ce l’ho, né la potrei riferire. Ho una percezione da cittadino e una consapevolezza che mi deriva dall’esperienza. Questi due elementi mi portano a dire che sicuramente la criminalità organizzata non è ferma. Si sta muovendo sul fronte del proselitismo, aiutando, o meglio, facendo finta di aiutare, le persone in difficoltà nei quartieri difficili. Questo mi coinvolge personalmente, perché con la mia associazione stiamo cercando di dare un’alternativa, di essere presenti in talune realtà in contrapposizione a questi gruppi organizzati, per rappresentare lo Stato nella sua forma associativa. Dall’altro lato, secondo la mia esperienza, la criminalità organizzata sta immaginando le strategie per il futuro”.
A proposito di strategie per il futuro, dottor Maresca, come si muoverà la criminalità quando ritorneremo alla normalità?
“Attraverso l’invasione del mercato legale, l’accaparramento dei fondi pubblici, l’investimento nei settori commerciali in difficoltà: quello che ha sempre fatto. È quanto hanno denunciato, giustamente, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, i procuratori di Napoli e di Milano e lo stesso Nicola Gratteri. Lo Stato dovrà emettere per forza dei finanziamenti in maniera più larga e meno burocratizzata. Sono proprio le condizioni che favoriscono e, in passato, hanno favorito la criminalità. Sappiamo tutti come il clan dei Casalesi è diventato uno dei clan più potenti del mondo: con i soldi del post terremoto, la ricostruzione, il calcestruzzo. La storia ci dovrebbe indirizzare da questo punto di vista, perché i segnali sono chiari ed evidenti. Inoltre, se e quando riprenderanno i lavori pubblici, ci sarà un ritorno del business mafioso. Non è che il Coronavirus ha spazzato via la mafia, magari fosse così. La criminalità è pronta a riprendersi gli spazi persi, se gli diamo un vantaggio sia in termini di attenzione sia con la gestione dell’emergenza carceraria, purtroppo il rischio è serio”.
Quali controlli dovrebbe attuare lo Stato per eliminare o, almeno, diminuire tale rischio?
“Leggevo qualche giorno fa, rispetto al decreto sugli stanziamenti economici, delle giuste osservazioni del collega Raffaele Cantone e dei procuratori Giovanni Melillo e Francesco Greco. Tutte considerazioni che coglievano nel segno, dette da colleghi di esperienza. Parlavano di applicare un minimo di controlli a queste elargizioni di denaro, che possano, almeno in parte, scongiurare questo rischio. Loro suggerivano un’autocertificazione sulla qualità soggettiva del richiedente e una rendicontazione costante sull’impiego di questi fondi. Il dottor Cantone proponeva il modello Genova, quello riferito al ponte Morandi, che ha consentito, anche attraverso l’Anac, un minimo di controlli necessari per evitare che la criminalità organizzata avesse un gioco facile. Io credo si debba intervenire anche sul fronte sanzionatorio. La strada dell’autocertificazione la condivido, se però è accompagnata da sanzioni imponenti. Bisognerebbe creare una sanzione che sia appropriata, che preveda, ad esempio, la perdita dell’appalto. L’autocertificazione non solo deve riportare che il soggetto richiedente il finanziamento debba essere immacolato, ma anche la corretta certificazione sulle finalità, con rendicontazione costante. A questo aggiungerei, condividendo il parere dei procuratori Melillo e Greco, anche il dato che il soggetto richiedente non abbia altre fonti utilizzabili di reddito. Dobbiamo raggiungere un risultato che è l’obiettivo primario: questi finanziamenti devono andare a persone che li meritano e ne hanno realmente bisogno, non a quelli che delinquono”.
Infine, dottor Maresca, lei ha detto che l’attenzione dello Stato verso mafia e camorra è ai minimi termini. A parte il periodo di emergenza, perché pensa ciò?
“Le mafie hanno andamenti ciclici. Non ci inventiamo nulla di nuovo. A un momento di inabissamento, segue un momento di emersione. È sempre accaduto così. Possono essere anche eventi inattesi ad accelerare questo processo. Credo che siano processi ineluttabili, ma con molta probabilità questa emergenza epidemiologica lo ha favorito. Non dico che era nell’aria, ma dopo arresti, pesanti condanne, interventi massicci da parte della polizia giudiziaria, qualcuno sta cominciando ad uscire per aver scontato la pena. Immaginare che queste persone siano completamente recuperate sarebbe un errore. Purtroppo ci aspetta una stagione molto impegnativa nella lotta alla criminalità organizzata”.
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