Cesario Oliva, storico sindacalista della provincia di Caserta, da sempre impegnato in prima fila nelle battaglie a favore del mondo della scuola, è entrato a far parte della dirigenza nazionale della Gilda degli insegnanti, associazione professionale nata nel 1988 e impegnata da oltre un trentennio sul fronte della valorizzazione dell’istruzione pubblica e del riconoscimento della figura professionale del docente, non solo in termini sindacali ma anche sotto il profilo della tutela dell’intera categoria. La Gilda, proprio grazie al grande lavoro svolto da Oliva, in questi anni si è molto radicata e affermata sul territorio trovando il sostegno e l’adesione di tantissimi insegnanti che svolgono il proprio lavoro con amore e dedizione nelle numerose scuole dell’hinterland Casertano, spesso in contesti e in condizioni anche difficili sotto l’aspetto sociale, culturale ed educativo.
“Con la mia elezione nella dirigenza nazionale dell’organizzazione – commenta il sindacalista – sono pronto a mettere la mia esperienza sindacale al servizio del mondo scolastico. Il mio compito non si limiterà alla semplice rappresentanza degli insegnanti ma sarò anche il portavoce delle esigenze delle diverse realtà scolastiche del territorio. Oggi il mondo della scuola – prosegue Cesario Oliva – deve fare i conti con tantissimi problemi ormai trentennali a cui si sono sommate le criticità più recenti. In questi anni abbiamo assistito a un processo irreversibile di aziendalizzazione nelle scuole il quale non solo non ha portato grandi benefici in termini organizzativi, ma ha addirittura impoverito e abbassato la qualità della didattica e dell’insegnamento. A questi processi – afferma – si è aggiunto anche il principio dell’autonomia scolastica, che a conti fatti non ha fatto altro che incrementare il divario tra le scuole del Nord e del Sud Italia, creando scuole di “serie A” meritevoli di ricevere finanziamenti, e scuole di “serie B” le quali hanno dovuto arrangiarsi alla meglio con le esigue risorse stanziate dal governo”.

Per il sindacalista casertano, infatti, per uscire dallo stallo in cui la scuola sembrerebbe essersi bloccata da quasi un trentennio, ci sarebbe bisogno di una netta inversione di tendenza rispetto alle politiche adottate fino a oggi. “Sicuramente – afferma – bisogna estendere e rendere omogenei gli strumenti di tutela a difesa del corpo docente. Innanzitutto andrebbe sburocratizzata la figura dell’insegnante e, nel pieno rispetto della libertà d’insegnamento, bisognerebbe concentrare i propri sforzi organizzativi e le risorse economiche disponibili per garantire una didattica di qualità. È necessario inoltre intervenire per ottenere una differenziazione tra le funzioni di natura amministrativa e quelle di natura didattica all’interno della scuola optando per una distinzione contrattuale tra i ruoli e le mansioni dei docenti e del personale tecnico-amministrativo. Va parimenti sottolineato che gli stipendi degli insegnanti, in Italia, sono tra i più bassi d’Europa, così come evidenziato anche dall’ultimo rapporto dell’Ocse sulle politiche educative. Chiedere dunque un aumento stipendiale affinché i compensi siano in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea rappresenta un sacrosanto diritto. Un altro problema che non va sottovalutato è quello della condizione di oltre 200mila precari sulle cui spalle si regge gran parte del sistema scolastico italiano. Per far fronte a questa drammatica condizione bisognerebbe adottare misure ad hoc che prevedano il reclutamento e la stabilizzazione del precariato”.
Oliva si sofferma infine su come il mondo della scuola ha reagito alla pandemia di Covid-19. “Durante la fase acuta dell’epidemia – afferma – la scuola ha attraversato un periodo estremamente difficile, forse uno dei più complessi della sua storia. Tuttavia, grazie all’impegno degli insegnanti, nonostante le mille difficoltà sorte con la didattica a distanza, è stato possibile garantire il regolare svolgimento delle lezioni, seppur da remoto. I docenti, anche senza una preparazione adeguata e spesso alle prese con le gravi carenze tecnologiche persistenti in molti istituti, hanno saputo ugualmente attrezzarsi per garantire la continuità educativa. Adesso che la situazione sta pian piano tornando alla normalità, la dad dovrà essere solo un lontano ricordo, da utilizzare solo in casi di urgenza. L’epidemia ha infatti causato un grosso gap socio-culturale aggravando la povertà educativa. Per porre rimedio a questa situazione il Governo dovrà dare delle risposte concrete attraverso un utilizzo intelligente dei fondi del Pnrr. Con tali risorse bisognerà intraprendere importanti interventi per quel che riguarda l’edilizia scolastica al fine di garantire un adeguamento e un ampliamento delle strutture, così da aumentare il livello di sicurezza negli edifici e risolvere una volta per tutte il problema delle “classi pollaio”. Inoltre, al fine di non far cadere le responsabilità solo e sempre sulle singole scuole, bisognerà provvedere a piani di assunzione mirati per incrementare l’organico”, conclude il sindacalista della Gilda.
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