Vi ricordate quando l’argomento del giorno era il vaccino AstraZeneca? Beh, il siero sembra essere diventato ingombrante, nessuno stato lo richiede e pare essere trascorso un tempo indecifrato da quando si faceva la corsa ad accaparrarselo. Esiste persino una sentenza della Corte Europea la quale aveva imposto alla casa farmaceutica la consegna di 80 milioni di dosi: è rimasta lettera morta. Ed esisteva un tempo in cui il premier Draghi bloccava in maniera perentoria l’export in Australia. Ed addirittura i Nas, sospettando accaparramenti illeciti del prezioso prodotto, ispezionavano i magazzini della ditta che infialava il vaccino.Tempi lontani!

In Italia, ad esempio, non ci sono consegne da inizio luglio. Si è passati dalle 585mila dosi settimanali somministrate a fine giugno (e comunque il problema relativo alle trombosi era venuto fuori da due mesi) alle 26mila di oggi. Quasi tutti però sono richiami. Tante regioni hanno già provveduto alla restituzione delle fiale al commissario per il Covid Francesco Figliuolo, mentre il governo ad inizio di questo mese ha donato 1,4 milioni di dosi alla Tunisia. Il problema, tra l’altro, riguarda anche Johnson&Johnson le cui fiale risultavano per buona parte ancora in frigorifero a metà luglio.

La questione, è ovvio, non esiste soltanto in Italia, ci mancherebbe. I vaccini purtroppo hanno una scadenza, pure breve, e quindi per evitare di ritrovarsi con dosi inutilizzabili, ogni Paese si è mosso in maniera tale da evitare sprechi. Non è stata di questo avviso l’Olanda che ha scelto la strada del cestino suscitando le critiche e le ire di alcuni illustri medici. Il Canada invece ha optato per estendere la durata del vaccino di un mese, cosa simile hanno fatto gli Stati Uniti con Johnson&Johnson valido, per decreto, sei settimane in più.

Altro fattore determinante ai fini dello spreco risulta essere il ritardo clamoroso delle consegne da parte dei paesi donatori verso quelli più poveri. Richard Mihigo, direttore del dipartimento vaccini dell’Oms, ufficio Africa, il mese scorso ha denunciato la distruzione di 450mila dosi di vaccini scaduti in 9 paesi del continente, in maggioranza AstraZeneca. I paesi non sono riusciti a distribuirle in tempo, visto che quelle arrivate a metà marzo riportavano scadenza 13 aprile. Il governo del Malawi ad esempio ha bruciato pubblicamente le dosi a maggio per evitare preoccupazioni alla popolazione. Un rogo che ha anche il sapore di una triste denuncia di ingiustizia. La campagna di immunizzazione mondiale parla chiaro: copertura media del 58% nei paesi sviluppati, 2% in quelli poveri!

Una situazione, quella relativa agli sprechi, davvero triste. Negli USA ci sono in frigo 26 milioni di dosi inutilizzate, la popolazione è riluttante. E si parla di consistenti numeri di sieri andati nel cestino in Alabama, in Georgia e nello stato dell’Iowa. Ma non solo, una famosa rivista medica britannica ha riferito di tantissime dosi di vaccino buttate, perché troppo vecchie, in Germania, Israele, Polonia, Lituania, Romania, Canada e Gran Bretagna. Un numero destinato tristemente a crescere.

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