Dare attuazione, anche sul territorio campano, a quanto disposto dal decreto legge del 9 marzo, che prevedeva l’istituzione delle Unità speciali di continuità assistenziale per ogni 50mila abitanti, in modo da poter gestire e curare in sicurezza i pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. È quanto chiedono, in una nota diffusa oggi alla stampa locale, gli associati di Comunità Solidale Aversa, movimento di impegno sociale e formazione politica nato nella città normanna. “Nello specifico – si legge nel comunicato stampa – il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta o il medico di continuità assistenziale, a seguito del primo triage telefonico, devono comunicare all’Usca il nominativo e l’indirizzo dei pazienti per lo svolgimento delle specifiche attività. Il nostro auspicio è che tutte le Asl della Regione Campania, con reclutamento su base volontaria di personale sanitario, costituiscano al più presto le Usca”.
“Il Coronavirus – spiegano l’ex senatore Lucio Romano, medico e presidente di Comunità Solidale, ed Ercole Rossi, anestesista rianimatore, associato al movimento – porta molte persone ad arrivare in pronto soccorso con situazioni pregresse di febbre, tosse, dispnea e altre tipologie di malessere. La tempestività nei controlli, il monitoraggio e il possibile ricorso a trattamenti sono essenziali anche per tentare di arrestare il processo infiammatorio dei polmoni che, in alcuni casi, precipita rapidamente nella sua forma più grave, irreparabile e mortale”.
I due camici bianchi, inoltre, hanno evidenziato quali dovranno essere gli obiettivi della procedura con le Unità speciali di continuità assistenziale, specialmente per quelle persone che, per l’età avanzata o per un particolare quadro clinico, potrebbero sviluppare sintomi gravi. “Cercare di ridurre la durata e la gravità della malattia; alleggerire il carico dei pronto soccorso; intercettare precocemente e il più rapidamente possibile le persone che possono evolvere verso l’insufficienza respiratoria”.
Il comunicato stampa prosegue con ulteriori indicazioni riguardanti i possibili impieghi delle unità. “È utilissimo che medici e infermieri dell’Usca, debitamente attrezzati e tutelati con i dovuti dispositivi di protezione individuale, possano recarsi nelle abitazioni dei malati per: controllare lo stato di salute; effettuare diagnosi di Coronavirus; determinare la saturazione dell’ossigeno nel sangue con il pulsossimetro; praticare eventualmente l’ecografia al torace; fornire i farmaci necessari sotto controllo medico. Sarebbe auspicabile – concludono Romano e Rossi – inoltre, il ricorso ad autoambulanze dedicate e attrezzate allo scopo anche di alleviare il lavoro ordinario della rete 118”.
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