Dopo la protesta dello scorso maggio e a un anno esatto dallo stop alle esibizioni dal vivo causa Covid-19, sono tornati in piazza i lavoratori dello spettacolo e della cultura. Manifestazioni in ventuno città dello Stivale si sono svolte oggi per chiedere la riapertura in sicurezza dei teatri e la fine della precarizzazione selvaggia che attanaglia il comparto. La mobilitazione nazionale sui territori è stata organizzata dalla rete dei “Professionisti spettacolo e cultura – Emergenza continua”, affiancata dalla Rete Intersindacale Risp, che ha unito oltre settanta realtà locali scese in piazza da Torino a Catania. A Napoli musicisti, attori, tecnici, ballerini e operatori del service hanno manifestato davanti al teatro Mercadante dalle ore 15.
Per Francesco Rispoli, del Coordinamento arte e spettacolo Campania, “l’importanza di questa manifestazione non è quella di commemorare l’anno trascorso dalla chiusura di teatri e cinema, ma di spingere il Ministero del Lavoro e gli altri ministeri competenti a convocarci, in quanto siamo noi lavoratori dello spettacolo ad avere ben chiara la situazione in cui ci troviamo. L’iniziativa a Napoli ha coinvolto anche gli studenti dell’Accademia delle belle arti e lavoratori non solo del nostro comparto, perché crediamo che il mondo dello spettacolo sia stato un trampolino di lancio per la precarizzazione e la mobilità estrema: noi siamo, da sempre, intermittenti, lavoratori a chiamata e senza tutela. Non siamo – ha proseguito Rispoli – per una riapertura senza un protocollo di sicurezza, che valga non solo per il pubblico, ma anche per i lavoratori. In questi mesi di chiusura, dove comunque ci sono state prove e spettacoli in streaming, di lavoratori se ne sono ammalati a decine, se non a centinaia. Chiediamo, quindi, dei protocolli sanitari sicuri ma, soprattutto, una programmazione, che manca da un anno. Se si deciderà di riaprire sarà una falsa partenza, perché non c’è la programmazione degli spettacoli. In caso, invece, di una mancata riapertura chiediamo tutele salariali garantite e strutturali per questo settore. Dobbiamo essere in grado, quindi, di sopravvivere anche nei periodi di non lavoro”.
Lo stesso Rispoli, intervistato durante un collegamento con il Tgr Campania, ha confermato la richiesta “di una rinforma dell’intero settore, perché non è possibile continuare con questa estrema flessibilità. I ristori – ha affermato – sono stati del tutto insufficienti a coprire una platea di quasi 500mila lavoratori su tutto il territorio nazionale. Sono state circa 70mila le persone ristorate e chi come me è stato tra i più fortunati ha ricevuto 400 euro al mese”. Durante l’iniziativa a Napoli sono stati ricordati due lavoratori dello spettacolo: Adriano Urso, pianista jazz di 41 anni, durante il lockdown ha trovato lavoro come rider ed è deceduto per infarto spingendo la sua macchina in panne mentre stava effettuando una consegna; Omar Rizzato, invece, costruiva palcoscenici e non ha retto alla mancanza di lavoro, suicidandosi pochi giorni fa nella sua casa in Veneto. Un centinaio di lavoratori, inoltre, ha bloccato per circa venti minuti via Cristoforo Colombo, all’altezza del Molo Beverello. Dopo aver acceso dei fumogeni, il blocco è stato tolto senza alcun incidente con le forze dell’ordine. Infine, come riporta la pagina Facebook del Coordinamento arte e spettacolo Campania, in serata i lavoratori sono stati ricevuti dal presidente della Camera dei deputati Roberto Fico.

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