Una lettera indirizzata al Ministro Patrizio Bianchi per chiedere di posticipare la ripresa delle lezioni in presenza dopo le vacanze natalizie di almeno di una decina di giorni, sottoscritta da duecentosettanta dirigenti scolastici, quasi tutti campani.
Tra questi figurano Adele Pirone, dirigente del liceo statale Don Milani di Napoli; Angela Sepe, della Carlo Poerio di Napoli; Giovanna Martano, preside dell’istituto Righi di Fuorigrotta; Annamaria Fazzari, dirigente al liceo Maiorana di Pozzuoli; Immacolata Iadicicco del Nitti di Portici Donatella Delle Vedove, del Foscoli – Oberdan di Napoli, Antonio Curzio dell’istituto Mario Pagano di Napoli. Tanti i quesiti posti a sostegno della loro richiesta. In primis il rischio di mancanza di personale a causa della smisurata e preoccupante crescita dei contagi determinata dalla variante Omicron, “ci chiediamo quale personale docente manderemo in classe, escludendo i positivi, quelli in quarantena, gli esonerati, i differiti ed i sospesi perché non vaccinati, su quanti collaboratori scolastici potremo contare per garantire la sorveglianza e l’igiene degli ambienti. Pochi, troppo pochi poiché dai dati in nostro possesso è chiaro che il numero dei contagiati e del personale in quarantena è altissimo».
In questo lasso di tempo secondo i presidi si cercherebbe di sbrogliare il punto relativo ai comportamenti da adottare nelle scuole medie ed alle superiori qualora ci siano casi di positività in aula. Ovvero nel decreto approvato il 5 gennaio dal governo prevede –che con due alunni positivi nella stessa classe scatti la didattica digitale integrata per coloro i quali abbiano concluso il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni, per quanti sono guariti da più di 120 giorni e per quanti non hanno ricevuto la dose di richiamo. Per tutti gli altri è prevista la prosecuzione delle attività in presenza con l’autosorveglianza. Ma come facciamo a conoscere lo stato vaccinale degli alunni, se il garante della privacy ci ha diffidato dall’acquisire tali informazioni?”. Il nuovo decreto del Consiglio dei Ministri impone che si utilizzino le mascherine FFP2 nelle classi nelle quali si verifichi anche un solo caso di alunno positivo ed interrogano: «Chi distribuirà le FFP2 e quando?”.
Ancora, per quel che concerne gli spazi e dell’aerazione. «Si consiglia il distanziamento e l’apertura delle finestre, ma perché non prevedere un investimento per dotare tutte le aule di sanificatori dell’aria, come si è fatto in molti Paesi ed anche in molte aziende private in Italia?”. Prontamente, Laura Falcone, vicepresidente in Campania dell’associazione Scuole Aperte, risponde «I chiarimenti richiesti dai dirigenti firmatari della lettera possono arrivare senza la necessità di chiudere le scuole”. “Non si capisce il senso del posticipo di dieci o quindici giorni perché nulla garantisce che tra due settimane la situazione sia migliore. Bisogna si comprenda che la scuola è un servizio essenziale, come gli ospedali ed i trasporti. Nessuno si sognerebbe di interromperli ed è giusto che non si interrompa la scuola. Lasciando aperti, tra l’altro, ristoranti e centri commerciali. Resistere ed andare avanti oggi è il compito di ciascuno, dal bancario al medico, dall’insegnante al pompiere. Il personale scolastico, peraltro, è stato vaccinato tra i primi proprio perché fu considerato impegnato in un servizio definito essenziale». Infine “Va considerato anche che le scuole continuano ad essere uno dei luoghi nei quali si rispettano con maggiore scrupolo le regole anti Covid. Al di fuori delle aule – a casa dei nonni, al bar, nei centri commerciali – piccoli e grandi studenti certamente non starebbero attenti come in aula».