Stabilito che anche oggi ha vinto lo Stato, questa mattina, 16 febbraio 2023, 11 anni e tre mesi dopo, sono state avviate le operazioni di demolizione della villa bunker del boss dei casalesi Michele Zagaria. Abbattuta l’intera abitazione di via Mascagni. Al suo posto sorgerà un parco pubblico.

All’inizio della demolizione, presente anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il capo della Polizia Giannini, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, le istituzioni locali e le forze dell’ordine che non hanno mai smesso di combattere ogni giorno la camorra.
Le parole del ministro Piantedosi, presente alla demolizione – “La demolizione del bunker di Michele Zagaria conferma, per l’ennesima volta, la determinazione dello Stato e la straordinaria attività che magistratura, prefetture e forze di polizia stanno svolgendo per contrastare l’azione pervasiva della criminalità organizzata”.

Era il 7 dicembre 2011 quando gli investigatori della squadra mobile di Napoli e Caserta fecero irruzione nella villetta della famiglia di Vincenzo Inquieto (condannato poi con la moglie Rosaria Massa per favoreggiamento), in via Mascagni a Casapesenna, in provincia di Caserta. Fu lì che, dopo ore di ricerche e picconate, da parte delle forze dell’ordine, si arrese e fu catturato Michele Zagaria, che era latitante da oltre un decennio.
Il capo dei Casalesi, poteva accedere al resto della casa attraverso una scala che collegava il bunker sotterraneo con una piccola stanza dove era stato sistemato un congegno elettrico che permetteva di spostare il pavimento consentendo l’apertura di una botola. Il boss controllava l’intera zona con un sistema di videosorveglianza, che aveva la centrale operativa nella mansarda della villetta. Inoltre, una rete di “citofoni” raggiungeva diverse abitazioni di Casapesenna: così Zagaria riusciva a impartire ordini e a gestire il clan. Quando scattò il blitz, gli agenti iniziarono a sfondare le pareti della villetta e staccarono la corrente elettrica. Zagaria, temendo di morire soffocato, perché l’impianto di aerazione del bunker era azionato dall’energia elettrica, si arrese.


