Ho volutamente atteso che la forte onda emotiva per la prematura scomparsa del genio del calcio Diego Armando Maradona si assopisse per condividere, con raziocinio e serenità, una riflessione doverosa, che non va taciuta solo per l’amore incommensurabile di un popolo nei confronti del proprio idolo, assurto a divinità assoluta ancora in vita. Si è detto e scritto di tutto sul calciatore più famoso al mondo, in Italia come in Argentina, ma è soprattutto a Napoli che sono nate le polemiche, le solite, quelle del perpetuo dualismo nord-sud, questa volta incarnate nei giudizi espressi sul valore umano di Maradona, al di là delle sue indiscusse e inimitabili doti calcistiche.
Ma non è di questo che voglio parlare, non mi appassiona la discussione sul Maradona uomo, sui suoi errori, sulle sue debolezze. Solo per la cronaca, ritengo che un “artista” debba essere giudicato per le emozioni trasmesse e Diego Armando ha infiammato i cuori di intere popolazioni, con le sue acrobazie sui prati verdi, in ogni angolo del mondo; poco contano i vizi e i difetti personali, soprattutto, come sono convinto, quando siano conseguenza di una vita vissuta al di sopra delle proprie possibilità. Maradona più che carnefice è stato vittima di un ingranaggio, fatto di business e opportunismo, che si è rivelato più grande della sua fragilità.

Tornando a noi, di che cosa voglio parlare allora? Mi dispiace doverlo ancora una volta ribadire, ma l’inadeguatezza delle istituzioni resta tale ogni qualvolta se ne presenta l’occasione. Le immagini delle migliaia di persone scese in piazza per omaggiare Maradona, nel silenzio totale di chi avrebbe dovuto evidenziare con forza che la Campania è in zona rossa per una pandemia tutt’altro che sconfitta, lasciano l’amaro in bocca e, anzi, direi che stizziscono. La politica dei due pesi e delle due misure è irritante, soprattutto se viene attuata in modo pacchiano.
Mi sono chiesto: perché se scendono in piazza gli imprenditori e i commercianti per lamentarsi della crisi economica che li attanaglia, o i genitori degli alunni per chiedere la riapertura delle scuole, si condannano gli assembramenti, a volte anche con l’intervento delle forze dell’ordine, mentre se si celebra Maradona tutto questo non accade? Ora, capisco che un tifoso innamorato mi risponderebbe che la morte del proprio idolo è un qualcosa che travalica ogni pensiero razionale, e potrei anche capirlo, ma un uomo delle istituzioni, che deve dettare e far rispettare le regole, perché tace?
Nessuno, dico nessuno, prima che si riversassero per strada migliaia di napoletani ha avuto il buon senso di ricordare al popolo che la Campania è in zona rossa e che ci sono regole da rispettare, pochi hanno provato a farlo dopo. I medici, che vivono in prima persona il dramma del Covid-19, e la Prefettura che, timidamente, ha fatto sapere che verranno presi dei provvedimenti. Dai governanti silenzio assoluto e fa specie passare in maniera così disinvolta dal lanciafiamme al tana libera tutti. Mi piacerebbe, adesso, che ci fosse coerenza e che nessuno degli amministratori, come è accaduto per l’ultimo saluto a Maradona, parli di assembramenti e di emergenza Covid nel momento in cui ritorneranno in piazza le varie categorie per lamentarsi delle loro condizioni economiche. Ciò accadrà? Facciamo una scommessa sul fatto che ritornerà di moda il lanciafiamme?
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