Dopo ben cinque anni e tre governi diversi il prossimo 25 settembre gli italiani sono chiamati alle urne, dalle 7 alle 23, seggi aperti per le elezioni politiche. Si andrà al voto con due importanti novità: da un lato i parlamentari sono stati ridotti del 30% diventando 400 alla Camera e 200 al Senato (prima erano 630 e 315), dall’altro, anche per il senato potranno votare tutti i cittadini che abbiano compiuto 18 anni e non più 25.
Le operazioni di spoglio cominceranno subito dopo la fine delle votazioni e il nuovo parlamento si riunirà entro il 13 ottobre. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul voto:
La legge elettorale con la quale si voterà è il Rosatellum, è la stessa utilizzata per le ultime legislative, quelle del 2018. Si tratta di un sistema misto. Parte dei seggi viene assegnata con i voti ottenuti nei collegi uninominali, che seguono il metodo maggioritario: ogni partito o coalizione presenta un solo candidato e viene eletto il più votato di tutti. I seggi restanti sono spartiti con le preferenze che risultano dai collegi plurinominali, in cui viene eletto un numero di candidati proporzionale ai voti ricevuti da ogni lista o coalizione. La legge elettorale è la stessa sia per la Camera dei Deputati che per il Senato. I candidati saranno quindi divisi in collegi uninominali e collegi plurinominali.

Una volta nel seggio gli elettori riceveranno una matita e due schede uguali: una però è di colore rosa e l’altra gialla. La prima è per la Camera mentre l’altra è per il Senato. Il cittadino può tracciare un segno (una x) sul nome del candidato uninominale che si presenta con il partito o con la coalizione, si vota anche per i collegi plurinominali: il voto verrà spartito tra le liste sotto il nome del candidato uninominale. A ciascuna sarà assegnato una percentuale del voto, sulla base dei voti complessivi ottenuti in quel collegio. Allo stesso modo, tracciando una “X” a matita sulla lista nel collegio plurinominale, si va a esprimere in automatico anche il voto per il collegio uninominale, che andrà al candidato sostenuto dalla lista per cui si è deciso di votare. Sulla scheda è però possibile tracciare anche più di una “X”.
Si possono, ad esempio, indicare sia la lista che i nomi che la accompagnano nel collegio plurinominale. Anche in questo caso, il candidato uninominale otterrà un voto. La scheda è valida anche se decide di segnare una “X” sia sul nome del candidato al collegio uninominale che sul simbolo della lista nel plurinominale. Quello che invece non è previsto dal Rosatellum è il voto disgiunto. Se si traccia una “X” per il candidato di un collegio uninominale e un’altra su una lista che non lo supporta, la scheda non è considerata valida. Non si possono nemmeno esprimere due voti per due diversi candidati nei collegi uninominali. Così come non si può votare per due liste diverse. Come spiegato nelle Faq del ministero dell’Interno sulle votazioni, “secondo la più recente giurisprudenza, l’elettore che si rende conto di aver sbagliato nel votare può chiedere al presidente del seggio di sostituire la scheda stessa, potendo esprimere nuovamente il proprio voto. A tal fine, il presidente gli consegnerà una nuova scheda, inserendo quella sostituita tra le schede deteriorate“.
Le schede elettorali che non vengono compilate seguendo le regole vengono giudicate inammissibili dagli scrutatori, ad esempio, se la scheda ha segni di riconoscimento (scritte, disegni ecc.). La scheda può essere poi annullata anche se non viene compilata con la matita copiativa che viene data agli elettori al seggio. Inoltre non sono valide le schede dove non siano state rispettate le regole di voto, come quelle dove si è votato per più di un candidato uninominale, o per più di una lista plurinominale. Annullate, quindi, anche quelle con voto disgiunto.

Inoltre, è severamente vietato introdurre nella cabina elettorale telefoni cellulari o apparecchiature per fare foto o video. Dalla scorsa tornata elettorale, quella del 2018, le schede elettorali sono dotate di un tagliando antifrode: è un’appendice di carta con un codice di lettere e numeri. Il codice verrà controllato prima di consegnare la scheda all’elettore e, dopo il voto nella cabina e la restituzione della scheda, il tagliando verrà staccato dal presidente del seggio e i membri del seggio dovranno controllare che corrisponda e che quindi la scheda sia la stessa.
Per gli elettori fuorisede che, sono circa 4,9 milioni di italiani, secondo le stime Istat, vivendo fuori dal loro Comune di residenza, dovrebbero viaggiare per tornare a casa e votare alle elezioni politiche. La legge italiana prevede infatti che il diritto di voto, per chi vive all’interno dei confini nazionali, vada esercitato solo nel Comune di residenza. Qualche deroga al principio del voto nel Comune di residenza è prevista dall’ordinamento, ma si limita a specifiche categorie di popolazione, come ad esempio i militari, le forze dell’ordine e chi è ricoverato in ospedale. Per chi deve tornare al proprio seggio con il trasporto pubblico (treni, aerei e traghetti) sono previsti sconti sui biglietti.
Per quanto riguarda i cittadini italiani residenti all’estero, iscritti nelle specifiche liste elettorali, votano invece per corrispondenza ed eleggono 8 deputati e 4 sentori con sistema proporzionale, come prevede l’articolo 48 della Costituzione. Occorre essere iscritti all’elenco Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) oppure essere residenti in un Paese straniero da almeno tre mesi per motivi di studio, lavoro o salute e aver fatto apposita richiesta al comune italiano di residenza, entro il 24 agosto. Le schede arrivano al domicilio e, una volta compilate, vengono spedite al più vicino consolato. Sono valide solo quelle che vengono ricevute dal Consolato entro le ore 16 del 22 settembre. Le schede vengono poi inviate in Italia e lo spoglio avviene Castelnuovo di Porto (Roma), nel Centro Polifunzionale della Protezione Civile.
