La lupara bianca è un lutto silenzioso. C’è il morto, ma non si deve vedere. Il metodo è alla corleonese: il cadavere deve scomparire, perché di quella persona dovrà restare solo il nome. Per la camorra dell’hinterland, diversa da quella delle stese di Napoli, non è buono fare rumore. Le diatribe devono risolversi, ma tutto deve sembrare tranquillo. A Frattamaggiore, il 3 settembre 2019, è scomparso Giuseppe Granata, detto Pierino ‘o pazzo o anche ‘o zio, ritenuto dagli inquirenti un personaggio di grosso spessore criminale.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, la scomparsa di Pierino non sarebbe volontaria, ma da annoverare tra i casi di possibile lupara bianca. Le indagini sono partite da una sola certezza: la scomparsa di Giuseppe Granata è stata preparata nei minimi dettagli. Tra le ipotesi sul movente, quella che è ritenuta la più valida porta alla pista del traffico di droga, che in questo territorio ha un solo teatro, il Parco Verde, che si trova a Caivano, ma che di fatto è una vera e propria enclave degli scissionisti che, sfrattati dal quartiere delle Vele, hanno trasformato il Parco Verde nella più grande piazza di spaccio della Campania tanto da soppiantare la stessa Scampia.
Dopo Giuseppe Granata, da cinque giorni non si hanno notizie di Vincenzo Pellino, detto ‘o Pizzajuolo, esponente di spicco del clan Pezzella. L’uomo, che da tempo girava armato per timore di una imboscata, si è presentato disarmato a un appuntamento con una persona di fiducia, che probabilmente lo ha tradito, consegnandolo nelle mani di chi lo ha fatto sparire. I due possibili casi di lupara bianca potrebbero avere un unico legame: il traffico di stupefacenti. Gli scissionisti del Parco Verde hanno imposto ai clan al nord di Napoli il monopolio sulla droga. Chi compra altrove, paga con la vita.
Secondo l’ultimo rapporto della Dda di Napoli il clan Pezzella ha azzerato nell’area a nord di Napoli i gruppi che facevano prima riferimento al clan Moccia di Afragola. La prefettura della città partenopea ha recentemente disposto l’interdittiva antimafia nei confronti della Salvato Agenzia Funebre, il cui titolare avrebbe avuto contatti con un boss. E poi c’è la questione del consumo di suolo. In prossimità dell’elezioni di maggio, mai come questa volta, al centro del dibattito politico frattese c’è l’allarme urbanistico da parte di semplici cittadini, associazioni, liste civiche e partiti. Una corsa alla denuncia per aprire gli occhi sulla presenza della criminalità, che forse non si vede, ma che è fortissima.
La lista civica Liberiamo Frattamaggiore a sostegno del candidato sindaco Luigi Costanzo, in un post sui social apparso ieri ha espressamente fatto riferimento ad un “sacco della città basato sul processo di abbattimento/ricostruzione di innumerevoli edifici storici, a favore dell’interesse privato di un ristretto gruppo di politici/tecnici/costruttori e non certo in funzione del bene comune. Il tutto si realizza grazie ad un perverso quanto strategico corto circuito amministrativo di mancata adozione di strumenti urbanistici di governo del territorio (Puc, Ruec, ecc.), incrementi di volumetrie nel passaggio dai vecchi edifici abbattuti a quelli nuovi licenziati e costruiti, mancanza assoluta di controlli sia in fase di abbattimento che in fase di costruzione”.
Il consigliere comunale Michele Granata, candidato a sindaco del centrodestra, ha ieri denunciato il fatto di essere stato oggetto di minacce e di insulti da parte di un collega per delle segnalazioni al comando vigili su sei pratiche edilizie, tutte riconducibili a tecnici locali e loro congiunti, che rivestono anche cariche pubbliche. Scenari inquietanti; su Frattamaggiore spira un vento di guerra, che seppure a bassa intensità, sta flagellando una città distratta, perché il lutto, laddove non si spara, è silenzioso.
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