Il 19 marzo 1994 veniva ucciso don Peppe Diana, faro della comunità campana e italiana e simbolo della lotta contro la camorra. Due giorni fa, il 18 gennaio, si è spenta sua madre, Iolanda Di Tella, nella sua casa di Casal di Principe. Aveva 86 anni. Al pari di suo figlio, era diventata un’emblema di speranza e caparbietà nella continua battaglia contro il crimine organizzato.
Ieri, 19 gennaio 2020, si sono tenuti i funerali della signora Iolanda, a Casal di Principe, presso la chiesa del cimitero. Tutta la comunità è accorsa per l’ultimo saluto, una comunità che si è stretta attorno alla famiglia Diana ormai da anni e che non ha nessuna intenzione di cancellare il loro ricordo. Iolanda Di Tella era una figura presente nella Casal di Principe di tutti i giorni, una Casal di Principe stanca dei dispregiativi, delle cattive reputazioni, che viveva in maniera riflessa prima nella figura di don Peppe Diana e in seguito nella figura della madre. ‘Mamma Iolanda’, appunto, veniva chiamata in paese.
“È stato l’ultimo viaggio di mamma Iolanda verso l’eternità dove ad attenderla ci sono il marito Gennaro e l’amato figlio don Peppe Diana – hanno commentato gli esponenti del Comitato don Peppe Diana e Libera – questa è l’ora della partecipazione, dell’unità, della preghiera per stringersi intorno ad una donna semplice, fiera, onesta che con tenacia ha saputo difendere la memoria e l’impegno dell’amato figlio don Peppe Diana tracciando un solco che rimarrà indelebile nei cuori e nelle menti di migliaia di ragazzi, testimoni, artisti, cittadini che da tutta Italia sono venuti per incontrarla“.
Un esempio di forza, Iolanda Di Tella, di ostinazione verso un obiettivo forse utopico, l’obiettivo di una terra che riesce a scacciare gli onnipresenti fantasmi della camorra, che risorge come una fenice dalle proprie ceneri per portare in alto il nome di un territorio troppo spesso caduto nelle mani sbagliate. Mani criminali, mani senza scrupoli, mani indegne di poter camminare a testa alta. Mani che ci hanno tolto don Peppe, mani che impugnano una pistola puntata costantemente alla testa della nostra terra. Mamma Iolanda non si faceva spaventare da queste mani insanguinate e, nonostante l’età e gli acciacchi, portava avanti con gioia il nome del figlio, assassinato perché ebbe il coraggio di reagire contro la camorra, di scegliere la parola invece del silenzio.