La fotografia è una delle forme d’arte più pop dei nostri tempi. Grazie alle nuove tecnologie tutti abbiamo la possibilità di catturare la porzione di mondo che riesce ad esprimere ciò che in quel momento ci ispira. Con gli smartphone, che sono diventati in pratica un prolungamento naturale del nostro corpo, oggi risulta quasi spontaneo scattare una foto per raccontare ciò che viviamo. Se ripercorriamo la linea del tempo a ritroso possiamo idealmente rivivere le tappe che ci hanno portato all’immediatezza della fotografia in poche righe. Infatti, chi come me ha almeno 30 anni, ricorda ancora le usa e getta della kodak, compagna inseparabile di ogni viaggio o evento familiare.

Col consolidarsi sul mercato della fotografia digitale, che tra la fine degli anni 90’ e i primi anni 00’ diventa economicamente accessibile a tutti, e con l’avvento dei cellulari con fotocamera, la pellicola lascia gradualmente il nostro quotidiano così i ricordi cominciano ad essere prigionieri di uno schermo. Il concetto dell’impressione della luce tramite processo chimico, che in sostanza è ciò che accadeva ogni volta che si scattava una fotografia analogica, è lo stesso processo che ispirò Louis Jacques Mandé Daguerre e Joseph Nicéphore Niépce nell’invenzione del Dagherrotipo, ovvero quello che può essere considerato il primo sistema fotografico.

Il giorno della scoperta del dagherrotipo risale al 19 agosto del 1837, momento a cui si fa risalire per convenzione la nascita della fotografia. Data in cui, nel 2010, il fotografo australiano Koske Ara istituisce ufficialmente la Giornata Mondiale della Fotografia. Festeggiare la fotografia vuol dire gioire per l’esistenza della tecnica che ci permette di rendere eterni i nostri ricordi, di cristallizzare gli eventi della nostra vita e conservarli in una capsula temporale in cui possiamo sbirciare in ogni momento. La fotografia non è solo l’arte più “pop-olare” dei nostri tempi, è anche l’unica forma d’arte che dona la possibilità ad ognuno di noi di diventare custodi della memoria.
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