La sempre più interessante rassegna napoletana AstraDoc – Viaggio nel cinema del reale continua ad aggiungere nomi prestigiosi e proiezioni di notevole livello al suo cartellone. La lista è eterogenea, con rappresentanti significativi di una vasta gamma di generi cinematografici e tendenze artistiche. Venerdì 21 febbraio, alle 20.30, al cinema Academy Astra di via Mezzocannone arriva Steve Della Casa, critico cinematografico e direttore artistico di grande esperienza. L’autore torinese presenterà il suo lavoro più recente, un documentario dedicato a una tra le sue grandi passioni cinéphile e intitolato Boia, maschere e segreti. L’horror italiano degli anni Sessanta. La serata, organizzata come di consueto da Arci Movie, Parallelo 41 Produzioni, Coinor e Università “Federico II” di Napoli, col patrocinio del Comune di Napoli, vedrà la partecipazione, oltre che del regista, anche di Valerio Caprara, critico cinematografico e docente universitario.
Il documentario, presentato alla 76esima Mostra del cinema di Venezia, in concorso nella sezione Venezia Classici, è un excursus di 75 minuti sull’horror italiano degli anni ’60, considerato come il periodo più florido e creativo per la cinematografia italiana del terrore e del fantastico. Il decennio fu unico nella storia italiana della settima arte, grazie alla creatività e alla maestria di straordinari artisti-artigiani come, per esempio, Mario Bava, in grado di comunicare emozioni e realizzare film poi distribuiti in tutto il mondo, sopperendo brillantemente ai modesti mezzi tecnologici e alle scarse risorse economiche. “Il cinema popolare italiano – commenta Steve Della Casa – è un universo ricco di fascino e spesso ancora non esplorato. Raccontare l’horror italiano degli anni Sessanta significa analizzare un percorso produttivo dove la ristrettezza di mezzi finanziari non era vissuta come un limite, ma come una possibilità di sperimentare grandi innovazioni, sia sul piano estetico sia nei contenuti“.
Gli anni Sessanta corrispondono a un periodo fatto di grandi successi su scala mondiale per il genere horror e per il fantastico in generale, col boom delle produzioni inglesi targate Hammer Film e di cineasti indipendenti geniali come Roger Corman. Anche l’Italia occupa un ruolo importante in tale scenario, grazie a tante piccole produzioni spesso affidate a registi di talento e inventiva – spesso con nomi anglizzati per essere più appetibili sui mercati esteri – come Riccardo Freda (Robert Hampton), Camillo Mastrocinque, Antonio Margheriti (Anthony Dawson), Luigi Cozzi (Lewis Coates) e, su tutti, Mario Bava, artefici di opere a basso budget ma elevato tasso di visionarietà e inquietudine, poi divenute cult movies e fonti di ispirazione per il new horror statunitense e per le generazioni future di cineasti attivi nel genere fantastico (due esempi su tutti: John Carpenter e Tim Burton).
Boia, maschere e segreti. L’horror italiano degli anni Sessanta propone agli appassionati anche una serie di interessanti interviste a due maestri, registi e produttori cinematografici del calibro di Dario Argento e Pupi Avati; e ad alcuni critici francesi, i primi a rivalutare l’italian horror, come Bertrand Tavernier e Jean Gili. Le riflessioni degli addetti ai lavori ripercorrono le peculiarità e i maggiori pregi di ciò che è la forma originale dell’horror, un’idea primordiale incontaminata, nella quale l’estetica pop e i contenuti trasgressivi la facevano da padroni.
Stefano Della Casa (nella foto), conosciuto come Steve, è un critico cinematografico, direttore di festival, autore e conduttore radiofonico e televisivo. Nel 1974 rientra tra i fondatori del Movie Club e nel 1982 tra quelli del Torino Film Festival, arrivando poi anche a dirigerlo per quattro anni consecutivi, dal 1999 al 2002. È stato direttore del Roma Fiction Fest, presidente della Film Commission Torino Piemonte ed è direttore del festival Sottodociotto. Inoltre è autore e conduttore di programmi radiofonici come Hollywood Party su Rai Radio 3 e televisivi come Commedia Mon Amour per Sky, La 25esima ora per La7, Cineclub per Raisat Cinema e i David di Donatello per Rai Uno. I suoi documentari sono stati presentati in concorso ai festival di Venezia, Roma e Locarno. Nel 2014 ha ottenuto il Nastro d’Argento per I Tarantiniani.
Segui già la pagina Facebook Il Crivello.it?
Commenti riguardo questo post