Il mal di testa da gelato o da assunzione di liquidi e cibi freddi, esiste e consiste in una scossa dolorosa improvvisa, che trafigge all’altezza della fronte o delle tempie, si risolve spontaneamente e chi ne viene colpito non ha bisogno di cure mediche. A volte martellante, ma in ogni caso breve seppur di intensa durata, si verifica quanto un alimento freddo, che sia acqua o un ghiacciolo o altro, raggiunge il palato e la faringe. Secondo una recente versione dell’Ichd-3, classificazione internazionale delle cefalee questo particolare mal di testa si scatena per effetto dell’esposizione ad uno stimolo freddo, applicato esternamente alla testa ma anche ingerito o inalato, cruccio di non pochi amanti di granite e gelati, ha un razionale scientifico che viene svelato sul portale scientifico ‘Medical Facts’.
Sul fenomeno del cosiddetto ‘cervello congelato’, in un focus “la maggior parte delle persone colpite riferisce che il dolore è più probabile, rapido ed intenso se si assumono liquidi piuttosto che solidi freddi, se l’ingestione è più veloce e che fortunatamente la fitta regredisce in meno di 30 secondi sebbene in casi più rari possa perdurare per alcuni minuti”. Ad oggi sono state ipotizzate due teorie: “secondo la prima teoria, il contatto di una sostanza fredda con la mucosa di bocca e faringe, provocherebbe un rapido restringimento dei vasi sanguigni cerebrali con conseguente dolore”; la seconda teoria invece “suppone che il mal di testa dipenda dalla stimolazione sensitiva dei nervi presenti nelle diverse regioni come il nervo trigemino nel caso del palato o i nervi glossofaringeo e vago che innervano la faringe e l’esofago” .
Per ovviare a questo singolare mal di testa, per il quale non esiste terapia specifica dobbiamo correre ai ripari evitando i fattori scatenanti: cerchiamo di mangiare lentamente cibi e liquidi freddi, minimizzando così il contatto con la parte posteriore del palato oppure spingiamo la lingua contro il palato posteriore.
Secondo i ricercatori, valutarne la diffusione reale non è facile, non sembra invece esserci differenza tra i due sessi, ma pare che ci siano soggetti più predisposti rispetto ad altri. Attraverso vari studi condotti su questo particolare fenomeno, bambini e ragazzi sembrerebbero essere maggiormente colpiti rispetto agli adulti, infatti, gli esperti concordano su alcune ipotesi: “le strutture neuronali dei bambini e dei ragazzi potrebbero essere più immature e sensibili, le dimensioni ridotte della loro faringe potrebbero implicare un più rapido raffreddamento o ancora perché gli adulti potrebbero aver imparato con l’esperienza ad evitare gli stimoli dolorosi”. “Niente panico, dunque, la cefalea legata al freddo, il cosiddetto cervello congelato, è un fenomeno parossistico che si risolve senza conseguenze”.