Al tempo della quarantena, il mondo visto da una finestra o da un balcone offre una prospettiva inevitabilmente parziale. In queste settimane da reclusi in casa, in attesa che la diffusione del Covid-19 freni e di conseguenza si allentino le misure anti-virus decretate dal Governo e dalle Regioni, lo sguardo di tutti noi rischia di abituarsi a una spazialità limitata, fatta di inquadrature ricorrenti e ripetitive, spesso prive di volti e di corpi e, sostanzialmente, dominate dal vuoto. Il rischio concreto è di abbandonarsi (e abituarsi) a una sorta di impoverimento percettivo e di connotare il nostro regime della visione sempre più secondo le coordinate di ciò che in inglese si definisce glance, cioè l’occhiata discontinua e distratta, piuttosto che gaze, ovvero lo sguardo attento e concentrato alla base di qualsiasi relazione visiva con l’altro e, conseguentemente, di qualsiasi scoperta reale del mondo esterno da parte nostra.
Ragionando su questi concetti teorici e rapportandoli al particolarissimo momento storico che stiamo vivendo, in redazione, assieme al fotografo Giovanni d’Angelo, ci è venuta un’idea, per provare a rinnovare la capacità di guardare di ciascuno di noi e trasformare un ostacolo in opportunità. E se dai nostri balconi, oppure affacciati alla nostra finestra, iniziassimo a sfidare il vuoto che si para di fronte ai nostri occhi e tentassimo di cogliere in quegli spazi esterni meno popolati e rumorosi del solito qualcosa di inedito, originale, bello, inquietante, sorprendente o buffo? Così, abbiamo deciso di chiedere a voi lettori – che ogni giorno ci seguite in numero sempre maggiore e con attenzione crescente – di scattare le vostre fotografie dal balcone o dalla finestra di casa, per provare a catturare l’essenza dei luoghi che vi capita di guardare ogni giorno e immortalarli per come sono in questo periodo unico.