Diventa sempre più incandescente l’inchiesta sui pestaggi ai detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Nelle ultime ore infatti sono stati pubblicati i video delle telecamere dell’istituto di pena ‘Francesco Uccella’ che documentano la spedizione punitiva del 6 aprile 2020. Ad ottenere le immagini è stato il quotidiano Domani. Nei fotogrammi si vedono i detenuti con le mani dietro la nuca, in ginocchio e con il viso verso il muro. Poi calci e manganellate.
Numerose le reazioni alla pubblicazione del video: contro l’esasperazione degli animi il Garante nazionale delle persone private della liberta‘, Mauro Palma: il garante in una nota fa sapere che “ritiene inaccettabile l’esposizione cui sono state sottoposte le persone sotto indagine per le presunte violenze nell’Istituto di Santa Maria Capua Vetere, con la pubblicazione in prima pagina delle fotografie di decine di loro all’indomani della disposizione delle misure cautelari”. La nota prosegue: “Una esibizione che nulla aggiunge all’informazione sull’indagine in corso e che rischia di esacerbare il clima negli Istituti, alimentando tensioni e mettendo oltretutto a rischio di ritorsione coloro che operano quotidianamente in carcere. Il Garante nazionale segue con attenzione l’indagine sin dai suoi primi sviluppi, nella convinzione della necessita’ di perseguire chi offende con i propri comportamenti la divisa che indossa. Ed e’ certo che i media sapranno raccontare la vicenda, offrendo una informazione completa e rispettosa di tutti, anche di chi e’ oggetto di indagine da parte delle Procure“.
La Garante della provincia di Caserta delle persone private della libertà, Emanuela Belcuore, confida nell’operato della magistratura per l’accertamento dei fatti. Questa la sua dichiarazione: “In merito ai gravi fatti di Santa Maria Capua Vetere, avvenuti poco prima la mia nomina, confido nell’operato della magistratura. In un Paese civile la figura del garante non dovrebbe proprio esistere. Non si tratta di discreditare il corpo di polizia penitenziaria. Le mele marce, però, vanno individuate e tolte dal cesto proprio a sostegno innanzitutto dei detenuti, vittime di questa che è stata definita una mattanza, dei familiari addolorati per questi orrori ma anche degli agenti penitenziari che ogni giorno onorano la propria divisa. Ricordiamo di annoverare tra i nostri principi costituzionali quelli del rifiuto del trattamento inumano e della finalità rieducativa della pena. In queste ore mi sono giunte tantissime segnalazioni da parte di familiari di persone ristrette che denunciano un vero e proprio black out dell’informazione all’interno dell’istituto penitenziario. Tv fuori uso per mancata corrente e giornali acquistati non distribuiti. Se accertate, leso il diritto all’informazione. Una pagina nera per il nostro Paese, abbiamo perso tutti. Sono sconcertata. Intanto, a difesa dei diritti dei ristretti che hanno subito tali barbarie accolgo la richiesta di aiuto fattivo dell’avv. Angelo Pisani che metterà a disposizione il suo sapere per garantire verità e giustizia”.
Intanto il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria presenterà un esposto al Garante della Privacy ed all’Ordine dei Giornalisti per denunciare quello che il sindacato definisce “l’inaccettabile la gogna mediatica per gli indagati a Santa Maria Capua Vetere“. “Non capisco e non comprendo perché le tanto invocate esigenze di garanzia, tutela e riservatezza che spesso vengono richiamate per coloro i quali, in un procedimento penale, assumono la veste di indagati non debba valere anche per il personale penitenziario e di Polizia coinvolto nelle presunte violenze nell’Istituto di Santa Maria Capua Vetere – sottolinea il segretario del Sappe, Donato Capece – ieri ed oggi abbiamo assistito alla pubblicazione, in prima pagina, di alcuni quotidiani delle fotografie di decine e decine di loro, con tanto di diffusione di dati sensibili come nome cognome data di nascita e sede di servizio, come forse mai è accaduto nel raccontare un fatto di cronaca. Un fatto grave, che rischia di mettere in serio pericolo le persone coinvolte che allo stato sono, è utile ricordarlo, indagati“.
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