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Home Cronaca Caserta

La piaga del caporalato a Mondragone: scattano denunce e arresti

Nei guai sono finiti due imprenditori agricoli e due loro intermediari che fungevano da "caporali". Le vittime erano soprattutto donne e cittadini extracomunitari

Giuseppe Cerreto di Giuseppe Cerreto
27 Maggio 2021
in Caserta, Cronaca

Stamane i carabinieri e la guardia di finanza di Mondragone hanno eseguito diverse ordinanze applicative di misure cautelari personali, emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura sammaritana, nei confronti di alcune persone facenti parte di un’associazione a delinquere basata sullo sfruttamento del lavoro e sul caporalato. Tale intermediazione illecita di manodopera veniva posta in essere a favore di diverse aziende agricole ubicate sul territorio di Mondragone, in quello di Falciano del Massico e di altre località limitrofe sempre della provincia di Caserta. Nello specifico i militari dell’Arma hanno eseguito misure cautelari nei confronti del legale rappresentante di una nota società attiva nel settore ortofrutticolo, il quale è stato portato in carcere, e di un importante imprenditore agricolo di Mondragone, il quale è stato sottoposto agli arresti domiciliari. Sul registro degli indagati sono altresì finiti due “caporali” nei confronti dei quali è stato notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Parallelamente agli arresti compiuti dai carabinieri, la guardia di finanza sta provvedendo, in queste ore, al sequestro preventivo dell’intero plesso produttivo composto da due imprese agricole, oltre a beni e denaro ritenuti i proventi illeciti guadagnati dagli imprenditori attraverso lo sfruttamento della manodopera, per un totale di oltre 1,8 milioni di euro. L’operazione odierna giunge come epilogo di articolate indagini economico-finanziarie che hanno visto il dispiegamento di uomini e mezzi delle forze dell’ordine sotto la direzione della Procura di Santa Maria Capua Vetere. I militari dell’Arma e i Baschi verdi, grazie a mirati servizi di intercettazione, pedinamento e osservazione tramite l’utilizzo di droni fatti sorvolare sui campi, sono riusciti a svelare il sistema illecito di manodopera e di sfruttamento posto in essere dagli indagati, i quali approfittavano delle condizioni di miseria e di povertà in cui versavano cittadini extracomunitari. Tale situazione era infatti alimentata da un contesto socio-economico estremamente precario, il quale si ripercuoteva drammaticamente sulle persone più deboli le quali venivano private di ogni diritto. 

Secondo quanto emerso dalle indagini gli imprenditori si erano avvalsi, fin dal 2017, dell’intermediazione di diversi caporali, veri e propri “sfruttatori di uomini”, i quali provvedevano al reclutamento delle persone disoccupate e in condizioni economiche disagiate, in particolare donne e migranti, così da metterli a lavorare nei campi in condizioni lavorative al limite della disumanità. Il tutto si svolgeva a vantaggio degli imprenditori agricoli i quali, grazie allo sfruttamento dei lavoratori, incassavano enormi guadagni dalla raccolta dei prodotti ortofrutticoli. Erano proprio le persone più deboli, senza tutele e facilmente ricattabili le “prede” preferite di questa holding di sfruttatori. A causa di questo sistema ricattatorio i lavoratori erano costretti a spaccarsi la schiena nei campi, esposti alle intemperie, anche sette giorni su sette e per dodici ore al giorno, ricevendo in compenso una misera paga che non raggiungeva nemmeno i 4,5 euro all’ora. 

Questo enorme bacino illegale di manodopera a basso costo ha permesso alla società beneficiaria, con la complicità e la compiacenza dei titolari delle aziende agricole immischiate nell’affare, molti dei quali provvedevano al reclutamento e al trasporto dei braccianti, di realizzare in brevissimo tempo notevoli profitti, riuscendo ad abbattere di oltre il 200% i costi complessivi del lavoro, in particolare abolendo le spese fiscali, legali, previdenziali e quelle legate alla sicurezza sul lavoro. L’indagine compiuta nel Mondragonese dimostra l’attenzione e l’impegno che la Procura di Santa Maria Capua Vetere sta rivolgendo per contrastare un dramma sociale e umano molto radicato nella provincia di Caserta. Si tratta di un sistema criminale a tutti gli effetti il quale, oltre a produrre condizioni intollerabili di sfruttamento ai danni delle persone deboli e indifese, è fonte allo stesso tempo di grandi speculazioni economiche che garantiscono alle aziende coinvolte indebiti vantaggi a danno della concorrenza, provocando una grave crisi della filiera dell’economia legale, in quanto viene assicurata l’immissione in commercio di prodotti agricoli il cui costo è inferiore al prezzo di mercato.

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Tags: caporalatoflashMondragone
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