di Mario Schiavone
Carmine, di cosa hai scritto durante questa quarantena?
“Non ho scritto nulla. Ho assorbito, annusato da qui dove si vede il mare questa gonfia inesplorata primavera. Il silenzio come un sogno ininterrotto. Lo stupore è tutto per questa quantità di uccelli che sembrano risalire e picchiare più forte del solito e i pesci che riemergono a galla e si vedono anche da lontano. Come se una volta fermati l’uomo e le macchine gli altri abitanti del pianeta fossero resuscitati da dove erano stati relegati. Una specie di spazi riconquistati. Poi vedremo. Non credo alla scrittura a tavolino, aspetto che giunga qualcosa”.
Che cosa leggi?
“Anche qui ci ho messo molto prima di prendere in mano un libro. Poi come sempre ho ricominciato dalla poesia con il primo Hrabal, Milosz, Schultz. E ho comprato dalla libreria qui vicino tanti libri che leggo ora contemporaneamente da Modiano a Jauffret, Vuong (avevo letto alcune sue poesie), Hrabal (La perlina sul fondo, appena uscito). Ma anche Wolfson o per dire Kolar. Insomma dribbling stretti”.
Raccontaci una cosa bella che ti è accaduta in questo periodo.
“Stare a casa tanto vicino ai miei figli, osservare i loro cambiamenti e capire sia i ricordi che il dono di viverli”.
Parlaci anche di una cosa brutta che hai vissuto in questo periodo.
“Non poter toccare mia madre. Non poter salutare papà, lì dove sta, questo stare lontano dagli affetti è la cosa più terribile di questo inusuale modo di dover vivere. Umani senza contatto, manca qualcosa di profondo. Un bacio. Un abbraccio. Un soffio”.
Come immagini “il dopo” tutto questo?
“Lo sto già vedendo, credo nei bambini perché inconsapevoli ancora, ma sembra tutto senza passato. Così, d’improvviso, sembra tutto alla spalle, con più cattiveria se così si può determinare una sensazione che non si può dire a parole. Ma bisogna almeno credere che ognuno di noi per quegli affetti di cui dicevo prima sia stato disposto a sacrificare un tempo della vita per poter abbracciare e parlare a voce alta. Ancora e per sempre. E grazie per il numero 14: è il mio preferito, un segno del destino. Un abbraccio forte. Da qui”.
Carmine Vitale (Salerno 1965) è un poeta e scrittore italiano. Sue poesie e racconti sono stati pubblicati a Praga, Dusseldorf, San Pietroburgo, Parigi, oltre che in Italia su La poesia e lo spirito, Nazione Indiana, Microcenturie. Ha scritto, tra le altre, su riviste come Il reportage, Sud, Montparnasse Revue. Nel 1999 ha vinto il premio Emily Dickinson. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è la raccolta di racconti: Litoranea (Xy.It Editore).
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