“Da almeno due anni mi dedico a curiosare negli aspetti della comunicazione di Vincenzo De Luca: ne ho scritto in varie occasioni e ho presentato una sintesi in un convegno dell’Associazione italiana di comunicazione politica”. Domenico Giordano, spin doctor e consulente di comunicazione politica, è l’autore di De Luca – La comunicazione politica di Vincenzo De Luca da sindaco a social star, appena pubblicato da Areablu Edizioni. Si tratta di un’analisi sulla “mediaticità” del presidente della Regione Campania, che si manifesta in tutta la sua irruenza: dal decisionismo, alla derisione degli avversari, fino alla costruzione di un nemico. “Ovviamente la parte più interessante della sua comunicazione – prosegue – inizia da marzo dello scorso anno, da quando cioè la pandemia ha dato a De Luca la possibilità di diventare un fenomeno internazionale, dopo gli apprezzamenti sui social di Naomi Campbell. Da parte del suo staff, però, c’era la volontà di puntare sui social già a partire da gennaio”. Per Giordano “questo lo si vede anche dalle sponsorizzazioni dei suoi post, che sono aumentate in maniera progressiva. Un aumento finalizzato non tanto ad amplificare la portata del post, ma a raccogliere fan. A gennaio la pagina Facebook di De Luca, infatti, ne aveva circa 254.000, mentre a inizio giugno è arrivata a un milione: nettamente il presidente di Regione con il maggior numero di fan. Quindi, la pandemia, più la capacità di De Luca di utilizzare gli strumenti della comunicazione, abbinata a un linguaggio ‘incarognito’, ne hanno fatto una social star. Su un substrato di originalità, negli ultimi mesi si è aggiunta, dunque, una strategia ricercata e voluta. Il rischio è l’ipercomunicazione, in cui ciò che passa è l’effetto mediatico, la battuta, non il progetto di governo”.
L’autore del libro, quindi, non si tira indietro nell’elencare alcuni termini del lessico spiccio utilizzato dal governatore. “Un vocabolario – precisa – costantemente arricchito di espressioni che messe in bocca ad altri politici sarebbero costate poltrone e carriere: anime morte, animali, bestie, chiattona, consumatore abusivo d’ossigeno, jettatori, mezze pippe, sfessati. Ma il termine che, secondo me, ha usato spesso nella sua carriera politica è ‘cafone’. Lo ha utilizzato sia nei confronti di soggetti istituzionali sia verso i semplici cittadini che, ad esempio, non rispettavano le regole. È un aggettivo che lui ha sdoganato come categoria di classificazione politica”. Secondo Giordano, De Luca punta alla ricerca del nemico “quando è in difficoltà o quando ha bisogno di maggiore visibilità. Picchia duro come Mike Tyson fin quando non solo l’avversario è a terra, ma lo umilia. Lo ha fatto con il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, con Luigi Di Maio e i ministri del Movimento 5 Stelle, adesso ha cambiato obiettivo e punta su Domenico Arcuri, per la campagna vaccinale”. Il testo, infine, si avvale della prefazione di Marco Valbruzzi, docente dell’Università Federico II di Napoli: “De Luca è un politico che si nutre del conflitto, della negazione, dell’opposizione. Nella sua essenza più intima, il presidente campano è pòlemos, lo spirito guerriero generatore di conflitti, senza i quali – conclude l’autore – si troverebbe smarrito e senza identità”.

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