L’Europeo concluso da poco e la nuova stagione appena iniziata con l’assegnazione della Supercoppa Europea; gli eventi hanno un comune denominatore e cioè la presenza in campo, da protagonista, di Jorginho, centrocampista brasiliano naturalizzato italiano. Lo stesso calciatore che qualche mese fa ha alzato al cielo pure la Champions League! Ebbene, Jorginho è, a pieno merito, uno dei candidati più forti alla vittoria del prestigioso riconoscimento ideato da “France Football”, il “Pallone d’oro”.

Un obiettivo non facile e che, diciamolo subito, potrebbe anche dare alla fine un dispiacere al giocatore, il quale sicuramente un po’ ci ha fatto la bocca… Quasi impossibile scalzare Messi o Cristiano Ronaldo, dal 2008 infatti il premio è prerogativa loro, salvo l’intrusione clamorosa nel 2018 di Luka Modric, croato anch’egli centrocampista di qualità. Lo scorso anno invece, causa Covid, il premio non fu assegnato e tale scelta rappresentò un’autentica beffa per il bomber polacco Robert Lewandowski, autore di una stagione disumana: Triplete con il Bayern Monaco corredata dalla bellezza di 55 gol in 47 presenze, uno ogni 75 minuti! Della serie: “Se non l’ho vinto ora, ma quando mai mi accadrà?”.
La stagione 2020-21 non passerà agli annali per le migliori di Cristiano e Leo Messi, i favoriti a prescindere per la vittoria del riconoscimento personale. Ciò alimenta le speranze di Jorginho, anche se la conquista della Coppa America, da autentico protagonista, della Pulce argentina, colloca quest’ultimo di diritto in pole position. Intanto Leo, che dopo 21 anni ha lasciato il Barcellona per Parigi, si consola con l’ennesimo contratto da favola.

Ma dicevamo di Jorginho, per il quale naturalmente facciamo il tifo: il 29enne protagonista per anni nella nostra Serie A non ha avuto una infanzia facile e agiata e noi vogliamo ripercorre quella che è stata la scalata di un ragazzo semplice, buono e che di sacrifici ne ha fatti, eccome. Il 20 dicembre del 1991, Jorge Luiz Frello Filho (questo il suo nome completo all’anagrafe) nacque nello stato di Santa Catarina da padre relativamente sconosciuto e da mamma Maria Tereza. Quest’ultima, protagonista di una carriera calcistica avara di soddisfazioni e conclusa a livello amatoriale, fece una promessa a se stessa prima ancora che il figlio nascesse: Jorge sarebbe diventato un calciatore professionista e lei avrebbe fatto di tutto per farlo accadere!
Dopo costanti screzi il piccolo Jorge vide i genitori divorziare quando aveva appena 6 anni e il padre qualche tempo dopo preferì uscire dalla loro vita, lasciando che fosse Maria Tereza a portare avanti la baracca da sola, senza soldi ma con immensa dignità. Jorginho quindi scoprì ben presto cosa significhi il dolore. Ed è qui che subentra l’Italia: i nonni materni infatti vivono in Italia e chiedono alla figlia di raggiungerla insieme al piccoletto. Presto fatto, Maria Tereza si trasferì nel nord Italia e per sopravvivere iniziò a lavorare come donna delle pulizie. Inutile dire che parte dei guadagni finiva per l’acquisto del necessario affinché il figlio potesse giocare a calcio. Addirittura la donna, diremmo da fanatica, rendeva obbligatorie sessioni di allenamento sulla spiaggia, impartendo lezioni, e quasi sempre Jorge era accompagnato da alcuni amichetti.

Una prima svolta si ebbe quando un gruppo di uomini d’affari decise di creare un progetto finalizzato alla promozione del calcio giovanile nel Nord Italia, fondando una scuola a 180 km da casa di Jorginho. Questi, convinto da mamma, decise di partecipare e fu selezionato tra i 50 ragazzi ai quali fu naturalmente chiesto di separarsi dalla famiglia per continuare la scuola di formazione. Arrivò anche il primo contratto, molto festeggiato, all’età di 13 anni: 18 euro a settimana! Pensare che la maggior parte di questi soldi serviva a rimanere in contatto con l’amatissima madre. Un ricordo che ancora oggi sconvolge il calciatore, una lontananza difficile da sopportare e che si è protratta per un anno e mezzo.
Ad un certo punto Jorge fu richiamato dalla mamma che decise di sottoporlo ad un rigoroso allenamento individuale a Brazilian Beach. Tornato in Italia, rinfrancato e migliorato, fu adocchiato e successivamente ingaggiato dal settore giovanile della società Hellas Verona: dopo una discreta trafila, l’esordio con la prima squadra avvenne l’8 ottobre 2009 nella Coppa Italia Lega Pro, della quale gioca anche le altre 4 partite, senza tuttavia esordire in campionato. Dopo una parentesi al Sassuolo per giocare il Torneo Viareggio, Jorginho venne mandato a farsi le ossa in prestito in Lega Pro Seconda Divisione, alla Sambonifacese, dove mise insieme 31 presenze e 1 gol. Da qui il suo percorso a Verona fu un crescendo inarrestabile, esordì in Serie B il 4 settembre 2011 conquistando man mano un ruolo importante nello scacchiere di una squadra che arrivò fino alla semifinale dei playoff promozione (sconfitta dal Varese). Nella stagione successiva fu protagonista nell’impresa degli scaligeri che conquistarono la promozione in Serie A: Jorginho giocherà 41 volte mettendo a referto anche due gol.
Jorginho non pagò affatto lo scotto del salto di categoria, esordì in Serie A il 24 agosto del 2013 nella partita vinta a sorpresa dal Verona sul Milan per 2-1 e mise a segno un mese dopo (25 settembre) il suo primo gol nella massima serie (dal dischetto contro il Torino). Neanche un mese e siglò anche la sua prima doppietta, realizzando due rigori contro il Parma: una prima stagione tra i “grandi” davvero notevole per Jorginho che terminerà con 7 reti, 5 delle quali dagli 11 metri. La stagione successiva iniziò ancora al Verona ma nel mercato di riparazione, a gennaio, arrivò la chiamata del Napoli che lo acquistò e lo fece esordire una settimana dopo.

L’inizio in maglia azzurra non fu particolarmente esaltante anche se si ricorda in maniera positiva la sua rete nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Roma. Un successo che valse l’accesso alla finale trionfale contro la Fiorentina, la prima Coppa Italia nella bacheca di Jorginho, una partita disputata da titolare. Ma sarà la stagione 2014-15 a rappresentare una sorta di incubo calcistico per il ragazzo, che soffriva la disposizione tattica a due del centrocampo di Rafa Benitez. Tra le varie competizioni, nonostante gli venissero preferiti Gargano e David Lopez, il minutaggio non scarseggiò ma il suo calcio era involuto ed appariva chiara la mancanza crescente di autostima. Le giocate erano elementari e poco incisive in entrambe le fasi, anche tra il pubblico partenopeo pareva non esserci particolare fiducia nei confronti del giocatore. La stagione terminò ed il Napoli nonostante tutto provvide al riscatto dell’intero cartellino: intanto sulla scena partenopea stava arrivando un allenatore poco conosciuto, quasi un signor nessuno.
La stagione 2015-16 non prometteva nullo di buono: sulla panchina azzurra si insediò Maurizio Sarri ed il Napoli aveva acquistato Valdifiori, regista che aveva fatto le fortune del tecnico ad Empoli. Tutto lasciava presagire ad una season da comprimario. Ed invece Jorginho dopo le prime partite in panca, complice un repentino cambiamento del mister toscano ad un 4-3-3 maggiormente gradito e supportato dalla squadra, divenne perno insostituibile della formazione. Jorginho eccelse tanto da avere riconoscimenti da parte innanzitutto della società Opta, la quale raccoglie dati e statistiche sulle prestazioni dei calciatori: il regista azzurro risultò il primo per palloni toccati nei 5 principali campionati europei, ad evidenziare l’importanza specifica del suo lavoro in campo. Stagione esaltante quella per Jorginho e per il Napoli che si concluse con un secondo posto alle spalle della Juventus e conseguente accesso alla Champions.
L’oneroso acquisto di Diawara nella stagione successiva gli creò non pochi problemi tanto da metterne spesso in dubbio la titolarità: il finale però fu un crescendo e l’annata poté considerarsi tutto sommato positiva. La migliore stagione però era alle porte: il 2017-2018 vide iniziare presto il Napoli per il preliminare vittorioso di Champions (nel quale al San Paolo Jorginho trovò la sua prima rete internazionale in maglia azzurra). Ma la squadra di Sarri era una perfetta macchina schiacciasassi anche in campionato dove fece inizialmente il vuoto. La vittoria del titolo di Campione d’inverno e un ritmo che ormai sembrava portare al tanto sospirato terzo Scudetto. Jorginho fu l’ago della bilancia di una squadra spettacolare che vinceva dominando in casa e fuori. Poi il ritorno della Juventus, il beffardo e contestato sorpasso ed una delusione che gettò nello sconforto un’intera piazza. Al termine della stagione Sarri andò al Chelsea e dopo qualche settimana fu raggiunto proprio dal prezioso centrocampista, acquistato dai Blues per la cifra di 60 milioni più 3 di bonus! Nel periodo a Napoli Jorginho ebbe anche l’onore della prima convocazione ma prima Antonio Conte lo tenne fuori per l’europeo di Francia 2016 poi successivamente fu Ventura a preferirgli altri profili, salvo richiamarlo a furor di popolo nella gara decisiva contro la Svezia (ma la frittata era stata già fatta). L’arrivo di Roberto Mancini significò quasi certezza della titolarità sin da subito per il ragazzo a cui andarono ben presto i galloni di rigorista.

Anche il cammino in Inghilterra non è stato dei più facili per Jorge al quale non è mai stato regalato nulla, né tantomeno perdonato. Nella prima stagione oltremanica l’italo-brasiliano visse momenti di alti e bassi, un’annata che comunque si concluse con l’enorme soddisfazione della vittoria dell’Europa League in finale contro l’Arsenal (4-1) giocando da titolare. La stagione successiva vide l’insediamento di Lampard al posto di Sarri e il nuovo tecnico volle subito affidargli l’importante ruolo di rigorista; arrivò subito una rete ad inizio stagione nella sfortunata sfida di Supercoppa persa ai rigori contro il Liverpool e, qualche tempo dopo, la prima doppietta in Champions con la maglia dei Blues.

L’ultima stagione non è iniziata invece nel migliore dei modi: Lampard sembrava “vederlo” sempre meno e questo gli ha fatto perdere fiducia, tanto da fargli sbagliare due rigori nelle sconfitte contro Liverpool ed Arsenal. Ma Lampard è stato precocemente silurato e il nuovo tecnico Tuchel subito aveva fatto intendere di puntare forte su Jorginho: una fiducia ricambiata da un buon rendimento fino alla conquista, anche un po’ a sorpresa, dell’ultima Champions League, contro la corazzata Manchester City di Pep Guardiola, giocando da protagonista.
Un trionfo, quello del 29 maggio scorso, che ha dato il via a 3 mesi da sogno per Jorginho, considerato a giusta ragione uno dei centrocampisti più forti, intelligenti e completi dell’intero panorama calcistico. Un appeal che è cresciuto in maniera esponenziale giocando e guidando da protagonista la sua nazionale alla vittoria dell’Europeo contro l’Inghilterra e, al primo appuntamento ufficiale della nuova stagione (riposando quasi niente), alzando al cielo pure la Supercoppa Europea vinta contro il Villareal dell’amico Albiol.
Insomma, non avrà la fama di Leo e Cristiano, non verrà mai ricordato come Xavi o Iniesta, ma Jorginho quest’anno ha una chance irripetibile. In tanti hanno deluso o concluso male la stagione, Jorge può davvero vincere il suo Pallone d’Oro. Dalla povertà al tetto del mondo. Messi permettendo.
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