Massimo Troisi, 30 anni fa la morte: l’attore ha lasciato un vuoto incolmabile nel cinema italiano
Napoli non lo ha mai dimenticato. Il "comico dei sentimenti" morì nel sonno, a soli 41 anni, il giorno dopo aver finito le riprese del film "Il postino".
Oggi, 4 giugno, ricorrono trent’anni dalla scomparsa di Massimo Troisi. Nel giorno dell’anniversario della sua morte, ricordiamo un vero genio che se ne è andato troppo presto. Scomparso prematuramente a soli 41 anni il giorno dopo aver finito le riprese del film “Il postino”.
Fin dalla giovinezza Troisi ha sofferto di febbre reumatica che negli anni gli ha causato uno scompenso cardiaco alla valvola mitralica. Proprio questo scompenso è ciò che gli è risultato fatale quel disgraziato 4 giugno di 30 anni fa.
Erano trascorse appena dodici ore dalla fine del suo film considerato, con il senno di poi, un vero e proprio testamento. È spirato nel sonno a Ostia, ospite a casa di sua sorella Annamaria da cui sarebbe dovuto restare per riposarsi dopo la fatica di una produzione molto impegnativa, così impegnativa che le sue condizioni di salute già precarie gli avrebbero dovuto impedire di affrontare.
Troisi ha lasciato un vuoto incolmabile a livello artistico e umano. La sua comicità, profondamente radicata nella cultura napoletana, sapeva indagare l’animo umano e parlare a tutti. Intelligenza e sentimento puri, con messaggi importanti che parlano di umiltà, fierezza, amore per la vita e per sé stessi che lui è riuscito a mutuare attraverso l’arma più potente che esista al mondo: la genuinità.
Nato a San Giorgio a Cremano, appena fuori Napoli in una periferia di campagna disastrata, e cresciuto in una famiglia allargata composta da cinque fratelli, i genitori, due nonni e cinque nipoti, Massimo è riuscito a rendere il suo cognome uno dei più grandi blasoni partenopei. Nonostante ci abbia lasciato così giovane, l’attore è riuscito a fare davvero tanto nella sua breve vita.
Troisi iniziò la sua carriera con il gruppo di amici ‘I Saraceni’, che poi divenne ‘La Smorfia’, insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro. Il successo inaspettato del trio spinse Troisi verso il debutto cinematografico con ‘Ricomincio da tre’ (1981), che lo consacrò come attore, autore e regista, facendogli guadagnare due David di Donatello, tre Nastri d’argento e due Globi d’oro. Da quel momento, si dedicò interamente al cinema, partecipando a 12 film, cinque dei quali diretti da lui stesso. Ogni opera, da ‘Scusate il ritardo’ del 1983 al memorabile ‘Non ci resta che piangere’ con Roberto Benigni nel 1984, rappresentò un successo. Nel 1987, con ‘Le vie del Signore sono finite’, ambientato durante il periodo fascista, segnò una tappa importante nella sua evoluzione artistica. Il suo ultimo lavoro come sceneggiatore, regista e attore fu ‘Pensavo fosse amore…invece era un calesse’ del 1991, con Francesca Neri e Marco Messeri.
Nonostante fosse già malato, Troisi accettò la sfida di ‘Il Postino’, diretto da Michael Radford e ispirato al romanzo ‘Il postino di Neruda’ di Antonio Skarmeta. Durante le riprese, le sue condizioni di salute peggiorarono al punto da richiedere una controfigura per le scene più impegnative. Troisi riuscì comunque a portare a termine il film, ma il suo cuore cessò di battere poche ore dopo l’ultimo ciak. A livello postumo, Il postino ricevete cinque nominationagli Oscar nel 1996, di cui fu vinta la statuetta per la colonna sonora di Luis Bacalov. Massimo fu nominato per il premio al miglior attore protagonista e alla miglior sceneggiatura non originale.
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