Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Massimiliano Santoli, presidente della sezione Piccola Industria di Confindustria Caserta. Massimiliano è un caro amico e ciò che gli è accaduto conferma come l’informazione non sia per nulla in salute. Ho deciso di pubblicare il suo scritto perché lo trovo calzante, proprio nella giornata in cui, per una pessima traduzione di un articolo del quotidiano spagnolo El Pais, in Italia un’infermiera che aveva somministrato il vaccino ad alcuni pazienti e il giorno dopo era risultata positiva è diventata, invece, una persona che ha contratto il Coronavirus dopo aver ricevuto l’antidoto. Il giornale Il Post ne parla diffusamente. Questo deve far riflettere molto, soprattutto noi giornalisti. Ben venga, dunque, la lettera di Massimiliano a ricordarcelo, anche a chi questo lavoro lo fa con grande scrupolo e professionalità.
(Ign. Ric.)
In molti oggi mi hanno chiamato e scritto. Tutto è nato da una mia foto inserita erroneamente in un articolo di cronaca. In sintesi, un imprenditore, un padre di famiglia, uno di noi, si è tolto la vita perché la sua azienda era ferma a causa della pandemia. La mia foto su diversi giornali online è stata associata, in maniera impropria, alla vicenda.
Lasciatemi fare due riflessioni. Il primo pensiero va alla famiglia e ai parenti della vittima, un dolore così vivo e profondo che non può essere commentato, va solo rispettato e deve essere un monito per cominciare a creare politiche sociali e fiscali ad personam, per aiutare gli imprenditori e i commercianti in difficoltà.

La seconda riflessione la devo fare su quanto accaduto riguardo alla mia foto: ieri sera un giornalista de Il Mattino, mio ottimo amico, mi ha chiamato per chiedermi un commento alla notizia del suicidio dell’imprenditore; abbiamo chiacchierato di questo e di altro e stamattina sul quotidiano è uscito l’articolo che riprendeva il mio commento e una mia foto con una didascalia contenente il mio nome, cognome e carica.
Fin qui tutto fatto in maniera professionale. Alcune testate online, invece, hanno ripreso la vicenda da Il Mattino, inserendo la mia foto e allegandola all’articolo, facendo intendere che fossi io la vittima. Nemmeno questo voglio commentare, evidentemente per molti “giornalisti” fare questo mestiere equivale a copiare/incollare e tagliare le notizie di altri, che lo fanno per professione e con scrupolo. La tragedia non è la mia foto postata erroneamente, la tragedia è l’accaduto.
La cosa su cui vorrei facessimo una vera e concreta riflessione, tutti assieme, è che spesso la gente crede a tutto ciò che legge, mentre non tutto quello che si legge è credibile. Per esempio, quando su Facebook e su alcune testate leggete che il vaccino fa male, che il Covid non esiste, che chi si è vaccinato dopo due giorni si è già ammalato, che è tutto un complotto, fermatevi e pensate che molte di queste notizie (tutte) sono state scritte da chi il giornalismo vero nella vita non l’ha mai incontrato. Da chi riprende una notizia, non la legge, la cambia e la pubblica in maniera sbagliata.
Le vostre errate opinioni, quindi, rischiano di basarsi molto spesso su fatti scritti da persone che si sentono autorizzate a fare giornalismo solo perché posseggono un computer e una connessione a Internet. Se pensate davvero che la terra sia piatta, fatti vostri. Ma questo virus esiste, le persone muoiono davvero e cominciano a esserci vittime indirette della pandemia. Stiamo attenti per favore. Il mio pensiero va alle famiglie di chi ha perso la vita a causa del Covid-19.
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