Nell’anno del Covid-19, molte sono le categorie che sono state messe in ginocchio dalle restrizioni anti-contagio: tra queste, gli operatori del turismo hanno certamente subìto una profonda frenata, tra le più drastiche. Per far sentire la propria voce, le guide turistiche della Campania hanno scelto, questa mattina, il Museo archeologico nazionale di Napoli per protestare contro il Governo e chiedere ristori adeguati per l’intera categoria. Gli operatori di questo settore – 25mila in tutta Italia e 2mila in Campania – sono fermi da circa un anno e chi esercita la propria professione nelle regioni gialle, può, in effetti, contare sulla riapertura di musei e luoghi d’arte, ma sono comunque soggetti a restrizioni come la chiusura nel fine settimana, giornate che, notoriamente, fanno registrare molti più visitatori e turisti. I lavoratori hanno dunque definito le misure attuate dal Governo come “totalmente insufficienti”: secondo quanto detto all’Ansa da Maria Caiazzo, di Uiltucs Campania, sono state circa 6mila guide turistiche ad aver beneficiato del ristoro di 7mila euro del Ministero per i Beni culturali, mentre il 75 per cento della categoria è stato lasciato fuori.

Sono bassi, secondo i manifestanti, i numeri dei ristori predisposti dal Mibact, destinati solamente ai liberi professionisti titolari di partita iva e iscritti alla Camera di commercio, così come ai titolari di partita iva iscritti alla gestione separata Inps. Vengono così esclusi da tale “conteggio” una grossa fetta di professionisti che lavorano in società di guide turistiche, le cooperative, le associazioni professionali e culturali, e anche categorie quali i lavoratori stagionali e i prestatori d’opera occasionali: quest’ultimi, data la tipologia di lavoro che porta a momenti dell’anno molto più intensi rispetto ad altri, sono molto numerosi. Diverse le critiche e le contestazioni, davanti al Mann, anche verso la tassazione del 45 per cento sulla cassa integrazione in deroga.
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