“Non si muore solo di Covid”, la sanità negata in Campania al tempo della pandemia
Il sistema sanitario regionale travolto dallo tsunami Coronavirus: non ci sono più visite ambulatoriali, né ricoveri per altre patologie. Tre storie emblematiche da Castellammare di Stabia, Aversa e Frattamaggiore
L’emergenza Covid ha costretto le strutture sanitarie pubbliche a scegliere fra le priorità che il virus gli ha posto di fronte. “Non si muore solo di Covid” non è soltanto uno striscione che campeggia davanti al’ospedale di Vico Equense, dopo la chiusura del pronto soccorso: è la tragica realtà.
Lo sa bene, purtroppo, una famiglia di Castellammare di Stabia che ha visto morire domenica sera un proprio congiunto a causa di un sistema sanitario ormai sommerso dallo tsunami Coronavirus. Un settantaquattrenne colpito da ischemia, infatti, ha atteso quattro ore per ricevere le prime cure da parte di un medico specializzato, il quale, al suo arrivo, non ha potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo.
Sono state inutili le telefonate al 118, così come inutile è stato il disperato tentativo di recarsi all’ospedale San Leonardo da parte dei parenti per chiedere un intervento veloce e adeguato, poiché il nosocomio stabiese ha bloccato da una settimana i ricoveri e c’è una fila interminabile di ambulanze con pazienti Covid in attesa presso il pronto soccorso strapieno. Dopo due ore di richieste incessanti, finalmente un’ambulanza era partita verso il domicilio del settantaquattrenne, ma nessuno dei sanitari saliti a bordo aveva le competenze giuste per curare l’anziano paziente. C’è voluta, così, una seconda ambulanza, con un medico specializzato, ma è arrivata purtroppo a due ore di distanza dalla prima. Troppo tardi: il cuore di Vincenzo, questo è il nome del settantaquattrenne, non ha retto alla lunga attesa. I famigliari adesso hanno intenzione di denunciare l’accaduto a chi di competenza, ma prima vogliono dare l’ultimo saluto al loro congiunto.
Per conoscere altri casi di ritardi e omissioni della sanità pubblica che hanno coinvolto chi ha malattie diverse dal Covid basta fare un giro sui social. Per fortuna, la maggior parte non ha l’esito tragico della vicenda di Castellammare di Stabia, ma comunque riguardano patologie serie. Sono, inoltre, l’emblema di una situazione ormai sfuggita di mano, con il caos che regna sovrano nelle diverse strutture sanitarie. Luca de Rosa, già assessore presso il Comune di Aversa, scrive su Facebook di suo padre che “ha 85 anni e ha l’Alzheimer. A marzo aveva la visita di controllo dal geriatra. È stata rinviata al 2 novembre per Covid. Oggi comunicano che la visita è stata annullata per Covid. Dicono anche che per il rinnovo della ricetta occorre andare fisicamente all’Asl. Consentitemi di gridare il mio sdegno per un Paese che sta scegliendo di far morire i vecchi perché, come il governatore della Liguria Giovanni Toti confessa, non sono produttivi”. Al telefono de Rosa è ancora più arrabbiato. “È evidente che la situazione di mio padre non è un’emergenza, – esordisce – ma testimonia il fatto che tutte le malattie croniche in questo momento sono completamente abbandonate. Tra qualche mese tutto ciò avrà effetto sulla mortalità, ma anche sulla qualità della vita delle persone. Mi chiedo perché la medicina ambulatoriale sia ferma e cosa c’entrino un ortopedico o un dermatologo con il Covid. Secondo alcuni medici miei amici, avrebbero spostato questi specialisti nei reparti Covid dove dovranno intubare i pazienti, anche se non lo hanno mai fatto. Paradossalmente, ma non tanto, sarebbe molto più utile assumere uno studente al secondo anno di specializzazione in rianimazione”.
Quando chiedi il perché di queste scelte, secondo lui, de Rosa non ha dubbi. “Perché nella sanità c’è una dirigenza non all’altezza. Assume decisioni che peggiorano la situazione. La sanità campana era già un disastro prima del Covid, ma le decisioni che hanno preso ora sono ancora più disastrose: non affrontano in maniera adeguata l’assistenza ai malati Covid e hanno bloccato i servizi dedicati alle patologie croniche, in evoluzione o insorgenti. Ecco perché – conclude Luca de Rosa con rabbia e amarezza – ci ritroveremo, tra un anno, con molti più morti: non di Covid, ma di tumore”.
Un’altra vicenda che dà il senso del grave momento della sanità in Campania è quella di Rossana Persico. Anche lei in un post su Facebook racconta la sua storia e di come “due volte l’anno devo effettuare infiltrazioni all’anca, senza le quali non potrei più camminare: un’alternativa valida per non arrivare alla protesi”. Per questo motivo, la donna ha telefonato al reparto ortopedia dell’ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore dove “con molta gentilezza e rammarico il primario dice che è da febbraio che non fanno più questo tipo di intervento e che a breve la struttura diventerà ospedale Covid. Tutti hanno diritto a essere curati ma noi altri senza Covid che fine dobbiamo fare?”, si chiede su Facebook. “Da premettere – prosegue – che le infiltrazioni se vai da un privato costano 250 euro per singolo intervento e per me che la faccio biliare capirete che è una spesa che non tutti si possono permettere. Chi ci ascolta: di che morte dobbiamo morire?”, è la domanda finale che va girata a chi di dovere.
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