Non solo film al Laceno d’oro 2020, ecco le mostre virtuali dedicate a Zavattini e Fellini
Interamente disponibili online le due esposizioni che il cinefestival di Avellino dedica al teorico del neorealismo e alla ricezione pubblica de "La dolce vita"
Non solo film in streaming e incontri a distanza nella quarantacinquesima edizione del Laceno d’oro International Film Festival. Nell’edizione svoltasi online (a causa dell’emergenza Covid-19), la rassegna di cinema del reale di Avellino diretta da Antonio Spagnuolo ha infatti proposto due esposizioni virtuali (visitabili sul sito ufficiale della kermesse) dedicate ad altrettante pietre angolari della storia del cinema italiano.
La prima mostra, intitolata Cesare Zavattini: buongiorno Italia e curata da Orio Caldiron e Matilde Hochkofler, riesce a raccontare in maniera puntuale, attraverso trenta pannelli fotografici 70×100, l’opera poliedrica dello sceneggiatore nato a Luzzara nel 1902. Quello di Zavattini è un universo programmatico, illustrato nell’esposizione in tutti i suoi retroscena grazie agli scritti inediti riuniti nel catalogo I sogni migliori: dall’incontro con Charlie Chaplin avvenuto al Centro sperimentale di cinematografia di Roma il 22 dicembre 1952 alla collaborazione cruciale con Vittorio De Sica, passando per l’apprendistato come correttore di bozze a Cronache di Hollywood, periodico milanese di Angelo Rizzoli, fino al soggetto (di diciannove pagine) di Sciuscià scritto nel 1946.
Oltre sessant’anni di indipendenza artistica, tra Italia, Spagna, Messico e Cuba, vissuti da Zavattini “al grido di realtà”, per quella che è stata un’esistenza creativa multidirezionale, intrecciata tra l’attività di scrittore, pittore, giornalista e intellettuale, che nello scenario attuale, in cui il cinema torna a interfacciarsi frontalmente con il reale, torna a risuonare in tutta la sua contemporaneità diventando, ancora una volta, incancellabile bussola estetica.
Esperienza virtuale nella storia del cinema che si allarga grazie alla seconda mostra in scena al Laceno d’oro: Federico Fellini: da via Veneto a La dolce vita. L’esposizione, firmata da Paolo Speranza e Orio Caldiron e composta da una trentina di pannelli 50×70, si propone come una vista d’insieme sulla vicenda di un film mitico come La dolce vita tutta ricostruita attraverso le pagine della carta stampata.
Dalle colonne dei rotocalchi della fine degli anni Cinquanta dedicate alla zona di Via Veneto alle fasi di lavorazione della pellicola di Fellini, fino alle recensioni da tutto il mondo dopo la prima proiezione del film, l’appassionante e ricca rassegna stampa raccolta da Speranza e Caldiron appare non soltanto come una radiografia del fenomeno Fellini ma anche e soprattutto come un’istantanea sulla società italiana all’inizio degli anni Sessanta, sospesa tra cinema e costume, reazione e trasformazione.
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