Acciaroli, le nove della sera del 5 settembre 2010. Un’Audi A 4 è ferma nel buio. Il finestrino del lato guidatore è abbassato. Sul sedile c’è il corpo senza vita di un uomo che ha ancora il telefono cellulare in pugno. È Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, la piccola località del Cilento trasformata, proprio sotto la sua amministrazione, in un paradiso delle vacanze per il suo mare “bandiera blu”. Gli hanno sparato nove volte.

Pochi giorni prima di essere ammazzato, Angelo si era confidato con un amico: “Ho scoperto una cosa che non avrei mai voluto scoprire”, gli dice. Ma non aveva aggiunto altro. Che cosa aveva scoperto? È uno dei nodi centrali di questa storia.
Ebbene, dopo ben dodici anni, nella mattinata odierna, giovedì 28 luglio, i militari appartenenti al Reparto Crimini Violenti del Raggruppamento Operative Speciale di Roma e della Sezione Anticrimine di Salerno stanno dando esecuzione ad un decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno nei confronti di nove soggetti, indagati a vario titolo, nell’ambito del procedimento concernente l’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. I reati oggetto di investigazione sono quelli di omicidio e di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Trova conferma dunque l’ipotesi che si era fatta strada fin da subito: Vassallo fu assassinato perché si opponeva allo spaccio di droga nel suo Comune.
Come riportato dal Corriere del Mezzogiorno, tra gli indagati c’è il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, che all’epoca dell’omicidio trascorreva le vacanze a Pollica. Perquisita la sua abitazione a Frosinone, dove ora vive.
L’ipotesi investigativa oggetto di verifica muove dalla premessa che l’omicidio del sindaco di Acciaroli sia state determinate dalla necessità di impedire che egli denunziasse un traffico di sostanze stupefacenti, di cui era giunto a conoscenza, coinvolgente il porto della località turistica di Acciaroli. Le indagini hanno ad oggetto, altresì, lo svolgimento e le reali finalità di una serie di attività investigative poste in essere nella fase immediatamente successiva alla commissione del delitto, in assenza di delega da parte di questa Procura della Repubblica, competente all’accertamento dei fatti che ebbero quale effetto quello di indirizzare le investigazioni nei confronti di soggetti risultati poi del tutto estranei all’episodio criminoso.
Si tratta, evidentemente, di ipotesi investigative suscettibili di ulteriore verifica nel corso del procedimento, anche alla Luce delle complessive acquisizioni probatorie, tutt’ora coperte da segreto investigative. Inoltre, si comunica che nel rispetto dei diritti degli indagati, da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino a definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.
