La polizia postale, coordinata da Luca Tescaroli, procuratore aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, ha portato a termine una complessa e delicata attività d’indagine, denominata Summer no like, culminata nella denuncia di 9 persone, per i reati di divulgazione, cessione, detenzione di materiale pedopornografico, nonché per istigazione a delinquere aggravata. Input all’avvio delle operazioni investigative l’analisi del cellulare di un soggetto perquisito per fatti analoghi: il dispositivo conteneva chat, immagini e video a carattere pedopornografico, con il coinvolgimento anche di bambini in tenerissima età.
Nel corso dell’operazione Summer no like, gli uomini della polizia postale fiorentina hanno passato in rassegna i principali social network e, grazie al loro operato, è stato possibile identificare i criminali. Il procuratore aggiunto ha immediatamente emesso i decreti di perquisizione a carico degli indagati allo scopo di impedire la divulgazione della notizia dell’intervento delle forze di giustizia tra i partecipanti al gruppo. Dalla lettura delle chat è infatti emerso che i membri del circolo erano soliti scambiarsi consigli su come eludere le indagini. Costoro, inoltre, erano alla smaniosa ricerca di immagini e video pedopornografici sempre più cruenti con neonati, bambini e adolescenti. Una compagine criminale assai variegata: il componente più anziano ha compiuto da poco 55 anni, il più giovane ne ha 19.
Le perquisizioni, coordinate dal Centro protezione dei minori del servizio polizia postale di Roma, sono state eseguite in Toscana, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Sicilia. Sono stati sequestrati decine di telefonini e computer, dalla cui perquisizione informatica sono emersi importanti riscontri, sia in ordine al possesso e allo scambio di materiale pedopornografico, sia in ordine all’appartenenza ai vari gruppi sui social utilizzati per la cessione del predetto materiale. Sono in corso approfondite verifiche di tutti i supporti sequestrati al fine di acquisire ulteriori prove e appurare il coinvolgimento di altri soggetti, nonché l’ambito di diffusione del fenomeno. Proprio analizzando il telefono di uno dei perquisiti è stata scoperta l’esistenza di canali Telegram ad hoc, dove, per accedere ai contenuti pedopornografici, è necessario preliminarmente pagare 15 euro per essere ammessi.
Segui già la pagina Facebook il Crivello.it?