Otto persone sono finite in manette nella mattinata di oggi in provincia di Caserta e Napoli. I reati contestati sono estorsione e tentata estorsione continuata in concorso, aggravati dall’aver agito con metodo mafioso. Ad eseguire gli arresti sono stati i militari del Nucleo Investigativo del Gruppo carabinieri di Aversa, unitamente ai carabinieri del luogo. Le ordinanze di applicazione di misure cautelari in carcere sono state emesse nei confronti di sette persone dal Gip presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, e dal Tribunale dei Minori di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale, a carico di un ottavo soggetto, organico al gruppo criminale e minorenne all’epoca dei fatti. Sono stati arrestati: B. G. (1949); D. G. (1960); D. S. C. (1967); I. B. (1962); T. G. (1978); C. R. (1988); P. F. (1989); E. O. (2000), all’epoca dei fatti minorenne.
L’indagine, condotta tramite attività istruttorie, intercettazioni telefoniche ed ambientali e servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha permesso di individuare e documentare le condotte del gruppo criminale e quindi di procedere agli arresti. Gli indagati, dopo essersi presentati presso numerosi esercizi commerciali di Aversa, Lusciano e Parete, hanno tentato di compiere estorsioni, portandone alcune a compimento, minacciando i commercianti e facendosi forza dell’appartenenza alla camorra nelle sue diverse articolazioni territoriali denominate ‘fazione Bidognetti’, ‘fazione Schiavone’ e ‘clan dei Casalesi’.
Nel corso delle indagini, sono state accertate e documentate ripetute estorsioni tentate e consumate nel periodo antecedente alle festività natalizie del 2018, con richieste di somme di denaro da parte degli indagati, da un minimo di 250 ad un massimo di 15.000 euro. I tentativi di estorsione ai danni di esercizi commerciali erano rivolti soprattutto a ristoranti e imprese di trasporti. Inoltre, gli arrestati non avevano esitazioni ad ammettere che il denaro estorto serviva a sostenere le famiglie dei detenuti ed erogare lo stipendio agli affiliati. Infine, c’è da sottolineare che, in alcuni casi, sono state proprio le vittime a rendere nota la condotta criminale del gruppo.
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