Gli scavi nell’insula 10 della Regio IX a Pompei hanno portato alla scoperta di un affresco raffigurante una natura morta che potrebbe essere un antenato della pizza napoletana. L’affresco mostra una focaccia piatta su un vassoio di argento, accompagnata da frutti vari, un calice di vino, frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli.
Gli archeologi ipotizzano che la focaccia potesse essere condita con spezie o un tipo di pesto chiamato “moretum” in latino. Queste rappresentazioni di natura morta, note come “xenia” in epoca antica, erano ispirate alle tradizioni greche di offrire doni ospitali agli ospiti. Si ritiene che l’affresco recentemente scoperto abbia influenze ellenistiche e richiami alla sfera sacra, oltre che all’ospitalità. Questa scoperta dimostra ancora una volta la straordinaria ricchezza archeologica di Pompei e la continua capacità di sorprendere.
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha sottolineato l’importanza del sito di Pompei e l’impegno nel tutelare e sviluppare il suo patrimonio. Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha commentato che oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati, l’affresco richiama temi della tradizione ellenistica che sono stati elaborati anche da autori romani come Virgilio, Marziale e Filostrato.
L’affresco è stato rinvenuto nell’atrio di una casa dell’Insula 10 della Regio IX in corso di scavo, a cui era annesso un panificio, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891 e le cui indagini sono state riprese a gennaio scorso. Le strutture scavate nell’800 e parzialmente a vista facevano già supporre la presenza di un ampio atrio con la classica successione degli ambienti sul lato orientale e, sul lato opposto, l’ingresso al settore produttivo del forno. L’atrio è stato liberato dal materiale di risulta degli scavi ottocenteschi rivelando il crollo delle coperture, all’interno dello strato di pomici bianche e una porzione residuale degli strati vulcanici da flusso (cineriti) nel settore meridionale. Negli ambienti di lavorazione vicini al forno, nelle settimane passate, sono stati rinvenuti gli scheletri di tre vittime.
L’intero cantiere di scavo dell’insula 9 interessa un’area di circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio e si inserisce in un più ampio approccio, sviluppato durante l’ultimo decennio e teso a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammontante a circa 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico.
