È uno dei problemi più importanti in un momento delicato per la diffusione del contagio da coronavirus in Italia. Si tratta delle persone che, pur essendo in possesso di green pass nella sua versione super sono rimaste infettate. E che, per un “buco” nel sistema dei controlli, possono comunque circolare liberamente, dato che ai controlli sul documento la positività non risulta. Si stima che siano circa 100mila le persone contagiate che attualmente in Italia stanno circolando con un documento valido per entrare in ristoranti, palestre, cinema e altri luoghi potenzialmente a rischio cluster.
Ad Acerra, nel Napoletano, un 44enne è positivo al Covid dal 3 gennaio, ma dice di avere il green pass ancora valido, nonostante il tampone molecolare e l’inserimento in piattaforma da parte del medico e del laboratorio che ha effettuato il test. Quindi, è in attesa da giorni di essere contattato dall’Asl, dopo aver effettuato due tamponi rapidi ed un molecolare, tutti privatamente, ed essere risultato positivo agli ultimi due test.
Ammalatosi già a novembre del 2020, quando era stato costretto anche ad una terapia di ossigeno, è vaccinato, così come la moglie, che ha ricevuto la doppia dose, ma che è risultata anche lei positiva ad uno dei tamponi rapidi ed al molecolare. “Sono positivi anche i miei due figli – spiega intervistato dall’ANSA- di 15 e 11 anni. Il mio medico ci ha inseriti in piattaforma così come il laboratorio dove abbiamo effettuato il molecolare. Ma ad oggi nessuno dall’Asl ci ha contattati per effettuare i tamponi ai miei figli, ed il green pass rilasciatomi in farmacia al primo tampone rapido negativo, risulta ancora attivo e valido“.
Il 44enne racconta di aver effettuato, insieme con la moglie, un primo tampone rapido in farmacia il 30 dicembre, dopo aver scoperto di essere stato in contatto con un positivo qualche giorno prima. “Tutti e due siamo risultati negativi e mi hanno rilasciato il green pass. Di notte non mi sono sentito bene, e abbiamo comprato dei test rapidi che sono risultati positivi per me e mia moglie, mentre i miei figli erano negativi. Siamo stati inseriti in piattaforma dal medico, ma abbiamo comunque deciso di fare un molecolare a pagamento perché sapevamo che all’Asl erano oberati di lavoro. Anche i molecolari, datati 3 gennaio, hanno dato esito positivo. E siamo stati messi di nuovo in piattaforma. Poi i miei figli hanno avuto la febbre e hanno fatto un tampone rapido, risultato positivo. Ma ad oggi nessuno ci ha contattati. Solo il mio medico curante si tiene in contatto con noi per verificare che tutto vada bene. Ha più volte contattato anche l’Asl, per sollecitare il tampone ai miei figli, ma nulla da fare. Sarò costretto a pagare di nuovo per far fare loro un molecolare, in vista della riapertura delle scuole“.