La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio degli imputati. Il giudice per l’udienza preliminare di Napoli Linda Comella ha prosciolto in sede di udienza preliminare dall’accusa di riciclaggio e intestazione fittizia di beni con l’aggravante mafiosa, il 69enne Nicola Schiavone, ritenuto dalla Direzione Distrettuale Antimafia (sostituti Antonello Ardituro e Graziella Arlomede) storico socio e prestanome del capoclan dei Casalesi Francesco «Sandokan» Schiavone. Sentenza di proscioglimento anche per gli altri sette imputati, tra cui, la moglie di Nicola Schiavone e i tre figli, tutti accusati di riciclaggio e intestazione fittizia beni con l’aggravante mafiosa.
Non vi sarebbe stato negli anni alcun rapporto di natura economico-criminale tra il consulente 69enne Schiavone e il capoclan omonimo Francesco “Sandokan” Schiavone (i due non sono parenti). Nel merito, per il gup gli elementi offerti dall’accusa “benché dimostrativi di un vecchio rapporto fraterno tra Nicola Schiavone e la famiglia di Sandokan e di una verosimile comunanza di affari molto risalente nel tempo (ascrivibile agli anni 70-80-90) non giustificano la contestazione accusatoria avente ad oggetto l’attuale condivisione e comune gestione di affari economici e di natura imprenditoriale“.