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Home Rubriche Le sprezzature di Dionisio

Renzi was a rolling stone

Questa settimana, il regista e drammaturgo napoletano Sandro Dionisio racconta a modo suo, a tempo di scoppiettante e dolente rhythm and blues, la crisi di governo e il suo protagonista principale

Sandro Dionisio di Sandro Dionisio
7 Febbraio 2021
in Le sprezzature di Dionisio, Rubriche
Ike e Tina Turner

Ike e Tina Turner

Questo elzeviro è in modalità rhythm and blues, sulle note e sulle strofe immortali del famoso brano Motown dei Temptations, dunque immaginate un giro di basso serrato in levare cui il ritmo del charleston dia enfasi, diciamo dopo quattro battute, così per far crescere la tensione e muovere il corpo debilitato dall’infinito lockdown. Immaginate, poi, l’ingresso di un’armonia di morbidi archi (probabilmente il mitico moog) deliziosamente sixties per sollevare lo spirito verso nobili ideali e forsennati movimenti pelvici, mentre la batteria ci dà dentro col ritmo e arrivano i fiati. Spostatevi ora al centro della pista, togliete le mascherine, controllate push-up e sospensori e sciogliete i capelli, mentre seguite con ansia l’esito del mandato esplorativo al presidente della Camera. Basculate a tempo e con forza le spalle al ritmo oscillante delle previsioni presidenziali, una spalla giù e l’altra in su, mentre muovete il bacino sinuosamente per evocare l’ennesimo colpo di reni del potere. Danzate, ora liberi da ogni angoscia: i fiati modulano una lunghissima intro, mentre il Paese affonda sotto i colpi dello spread e della pandemia e si tentano accordi inverosimili e contronatura tra disparate melodie e le varie forze parlamentari, fino a che, al culmine dell’orgasmo di fiati e batteria, la voce ratifica la disfatta, forse dal Quirinale, forse da piazza del Popolo arriva l’onda lunga di una voce tuonante che rimbalza di giornalista in giornalista rompendo settimane di angosciose attese e inseguimenti sterili a deputati senza nome e senza coscienza: Mastella si è nuovamente dissolto con la degna moglie (r.i.p.).

È la madre del comune cittadino (sì, è sempre lei, la madre onnipresente e onnisciente a risolvere le nostre angosce politico-esistenziali). A lei, madre, mentore, madonna, smarriti e incazzati rivolgiamo le nostre domande da abbecedario sullo spettacolo perturbante offerto dalle due Camere che “dovrebbero” governare il Paese mentre la voce modula un canto profetico: Renzi was a rolling stone.

“Quel giorno lo ricorderò per sempre, sì lo farò / Perché è stato quello il giorno in cui è morta la politica / Non ho mai avuto la possibilità di vederlo, no / Non ho mai sentito altro che brutte cose su di lui / Mamma, sta a te dirmi la verità / Mia madre provò vergogna e disse: Papà era una pietra che rotolava / Ovunque posasse il suo cappello, era casa sua / E quando è morto tutto ciò che ha fatto è stato lasciarci soli / Papà era una pietra che rotolava / Ovunque posasse il suo cappello, era casa sua / E quando è morto tutto ciò che ha fatto è stato lasciarci soli / Hey mamma, è vero quel che dicono? / Che papà non ha mai lavorato nemmeno un giorno nella sua vita / Alcune brutte dicerie che si sentono in giro / Sostengono che papà avesse altri figli / E rapporti segreti con forze politiche contrarie alla sua, che ha demolito / Con l’astuzia e il tradimento / Altri politici che gli erano vicini e poi se stesso / Con un referendum pretestuoso e fallimentare / E poi un governo di cui era stato promotore / E aveva un’altra moglie / Questo non è bello / Ho sentito alcuni discorsi su papà e la vetrina del suo negozio / E la dissolutezza dei suoi costumi / Ho sentito che ha paragonato un tiranno sfruttatore di forza operaia / Alle forze luminose del rinascimento italiano / Per procurarsi inopportunamente una specie di vitalizio / Quante se ne sentono, vero, mamma? / Predicava, parlava di salvare anime, rinunciare alle poltrone e di nobilitare la politica / E per tutto il tempo tramava contro il popolo che lo aveva eletto e contro di te e contro di me / Ho sentito alcuni discorsi su papà e la vetrina del suo negozio / Predicava e per tutto il tempo si scioglieva e finiva nella sporcizia / Rubando, in nome del governo / Ma mia madre disse semplicemente: / Papà era una pietra che rotolava / Ovunque posasse il suo cappello, era casa sua / E quando è morto tutto ciò che ha fatto è stato lasciarci soli / Dico di aver sentito che mio padre era un factotum / È questo che ha mandato papà nella tomba così precocemente? / La gente dice che papà chiedeva l’elemosina / Che chiedeva in prestito parlamentari o rubava per pagarsi le bollette / Hey mamma, la gente dice che papà non pensava molto / E che era troppo impegnato a guardare la sua immagine ridicola allo specchio / Che parlava inglese peggio di un profugo vietnamita analfabeta / E che la sua pronuncia aveva il potere di fare resuscitare linguisti morti. / Dicono che ha passato la maggior parte del suo tempo a inseguire potere e alcolici / Mamma, dipendo da te / Dimmi la verità / Ma mia madre disse solo / Papà era una pietra che rotolava / Ovunque posasse il suo cappello, era casa sua / E quando è morto tutto ciò che ha fatto è stato lasciarci soli…“.

Coda finale (parla ancora la saggissima dolente madre). E se pensi che questo blues disincantato e malinconico segni la fine di una storia ridicola, ti stai perdendo il meglio, piccolo. Ascolta con attenzione: tuo padre non ha fatto altro che lasciarci soli, ma ce ne sono altri. Ascolta! Ascolta i commenti alla soluzione proposta al Paese dall’unico uomo che pare disporre al momento di senno. Ascolta cosa replicano questi atleti sculettanti a ciò che il nostro presidente ha dovuto inventare per evitare il disastro. Sentirai un non eletto dal popolo, che ha appena dimostrato di non essere in grado di governare nemmeno il suo ufficio stampa (non a caso capriccioso, palestrato e viziato carneade reduce del Grande fratello), parlare di primato della politica! Ne sentirai delle belle, dubiterai, ti ribellerai, sarai disperato e poi rassegnato, incazzato e, forse, tornerai a votare qualche movimento improbabile che si scioglierà come un grissino sotto i colpi d’ariete della politica (altro che scatoletta di tonno!). Oppure, ti butterai a destra come tutti per rotolare in discesa come tuo padre, per poi scoprire che quelli più veloci di Brachetti hanno dismesso la casacca da fieri oppositori e ora capricciosi gonfiano il petto balbettando di potere della politica e di responsabilità. Addirittura, conieranno nuove categorie kantiane, dopo i soccorritori, i sarti e chissà quali altre meraviglie potrai osservare. E tornerai a danzare ancora… Ma, inesorabilmente, sulle note del magnifico de profundis del mitico Leonard Cohen che sussurrava “You want it darker…”. Amen!

I Temptations nel 1968

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Tags: renzirhythm and bluesRolling Stone
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