In un’atmosfera surreale e in un tempo sospeso post-pandemico, il Ninfeo di Villa Giulia a Roma ha accolto la sestina finale del più prestigioso premio letterario italiano, ormai giunto alla sua sessantaquattresima edizione. Grazie alla voce narrante di Giorgio Zanchini e alle sapienti parole di Corrado Augias, gli scrittori hanno tracciato, attraverso i romanzi e le interviste rilasciate durante la finale (trasmessa su Rai 3), un percorso volto alla ricerca costante del sé e del senso della vita. A vincere per la seconda volta lo Strega è stato Sandro Veronesi. Ma anche gli altri finalisti Jonathan Bazzi con Febbre (Fandango, 2019), Gianrico Carofiglio con La misura del tempo (Einaudi, 2019), Gian Arturo Ferrari con Ragazzo italiano (Feltrinelli, 2020), Davide Mencarelli con Tutto chiede salvezza (Mondadori, 2019) e Valeria Parrella con Almarina (Einaudi, 2019) hanno descritto un particolare milieu umano e culturale dove tutti i lettori e tutte le lettrici possono rispecchiarsi e immedesimarsi grazie al contatto creato con le diverse atmosfere e i diversi contesti storici che hanno animato questa particolare edizione del premio letterario.

Sandro Veronesi ha già nel suo palmarès una prima vittoria al Premio Strega, con il romanzo Caos Calmo nel 2006. Quest’anno, dunque, ritorna da vincente con Il colibrì (La nave di Teseo, 2020). Nel romanzo, lo scrittore ha narrato il vissuto di Marco Carrera: oculista di professione, colpito da un grave lutto, nutre scetticismo nei confronti della psicoanalisi, resiste agli urti della vita immedesimandosi nel volo di un colibrì in quanto è connotato da una particolare conformazione fisica che diventa simbolo di perseveranza e di ritorno alla vita reale e quotidiana.

Vita, ascolto, identità, comunicazione, esistenza, crisi e tempo sono le parole più volte rievocate, adattate e costruite attorno ai romanzi della sestina protagonista. In un’era dove velocità e tecnologia sovrastano il sé, a partire dalla lettura e dall’auscultazione del tempo interiore, si innescano dubbi, incertezze e perplessità sull’intera parabola umana e della sua caducità che, non dovrebbe indurre in paura ma diventa momento di riflessione e gli scrittori diventano messaggeri e promotori di questa nuova realtà.
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