Estate difficile per i tanti turisti in vacanza a Scalea. La località calabrese che dagli anni ’80 è la meta preferita di moltissimi campani, anche quest’anno deve fare i conti con due costanti: mare non proprio limpido e rifiuti ovunque. Basta fare un giro per i social per trovare le lamentele di tanti vacanzieri che scattano e pubblicano.
Una situazione, fanno notare i bagnanti, che si ripete da troppi anni.
Il buonsenso inviterebbe a non tornare in quei luoghi, tuttavia la maggior parte dei vacanzieri sono anche proprietari degli immobili in cui soggiornano e fare altre scelte vorrebbe dire incidere ulteriormente sul bilancio familiare, comunque gravato dalle spese per la seconda casa che in Italia sono tutt’altro che abbordabili.

Gattini, alcuni piccolissimi, alla ricerca di cibo rompono le buste dell’umido lasciate a fermentare sotto il sole. Non vanno meglio le cose una volta sulla spiaggia, la località si trova sulla Riviera dei Cedri, quel tratto costa che parte a San Nicola Arcella per terminare a Paola. Un tratto che comprende ottanta chilometri e che dovrebbe essere coccolato dagli amministratori per non avere lo scempio già raccontato lo scorso 12 luglio: https://www.ilcrivello.it/turisti-in-rivolta-non-torneremo-in-calabria-il-mare-e-sporco/
Proprio nelle indagini sul mare sporco, lo scorso 20 luglio ha avuto luogo un’operazione giudiziaria, denominata “Archimede” che ha iscritto nel registro degli indagati decine di persone.
Tra queste, Barbara Mele, sindaco di San Nicola Arcella, Vincenzo Cristoforo, assessore all’Urbanistica al Comune di Belvedere Marittimo ed ha potato all’arresto di quattro persone: Tiziano Torrano, Pasqualino De Summa, Maria Mandato e Giuseppe Antonio Arieta.
Per loro è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Per i tecnici Albina Rosaria Farace e Francesco Fullone è stata applicata la misura della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, mentre per gli imprenditori Enzo Ritondale e Renato La Sorte è scattato il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione per un periodo, rispettivamente, di 12 e 6 mesi.

Sull’argomento è anche intervenuta con una nota l’Arpcal: “La notizia dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Paola denominata “Archimede” riguardante la depurazione di alcuni comuni dell’Alto Tirreno cosentino che ha visto coinvolto, tra gli altri, un tecnico dell’Arpacal, è stata appresa con stupore e disorientamento. L’Agenzia, sin d’ora, dà la sua disponibilità a fornire ogni utile documentazione per le attività di indagine esprimendo piena fiducia nell’operato della magistratura con la consapevolezza che sarà fatta chiarezza su una vicenda che crea sgomento e sfiducia nei cittadini. E’ indubbio che quanto accaduto non può minimamente intaccare l’affidabilità tecnico-scientifica con la quale l’Agenzia svolge le sue attività di controllo e monitoraggio nel rigoroso rispetto delle norme vigenti in materia e soprattutto a tutela dei cittadini”.
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